giovedì 12 marzo 2020
Ancora liberi un omicida e due mafiosi.Trasferiti 108 detenuti del penitenziario di Foggia gravemente danneggiato. Lettera aperta dell'Ispettore dei cappellani: "Dialogo e responsabilità"
Le forze dell'ordine nei pressi del carcere di Regina Coeli

Le forze dell'ordine nei pressi del carcere di Regina Coeli - Ansa

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È sceso a sei il numero dei detenuti ricercati dopo essere evasi dal carcere di Foggia, lunedì nel corso di una delle rivolte che hanno interessato decine di penitanziari. Tra loro ci sono i tre uomini considerati dagli inquirenti i più importanti e pericolosi. Si tratta di Cristoforo Aghilar, 36 anni, che ad ottobre ad Orta Nova ha ucciso la madre dell'ex fidanzata; Francesco Scirpoli, esponente dei clan garganici, in carcere perchè accusato di un assalto a un blindato nel 2016 in provincia di Milano; Ivan Caldarola, giovane membro di una famiglia mafiosa barese. Gli altri tre latitanti sono un macedone, uno di San Severo e uno di Cerignola. Mercoledì si sono costituiti altri tre evasi: un barese ad Adelfia e due foggiani a San Giovanni Rotondo e a Pescara. Un quarto, sempre foggiano, è stato infine catturato a Orta Nova. Oltre alla clamorosa evasione il carcere di Foggia ha subito una gravissima devastazione, rendendolo in parte inagibile. Così nella notte sono stati trasferiti 108 detenuti in altri istituti pugliesi. Alla traduzione ha preso parte un contingente di oltre 250 agenti penitanziari, provenienti da vari reparti della regione. All'esterno del carcere è stato predisposto dalla Questura un dispositivo di sicurezza con l'impiego di 150 uomini delle Forze dell'ordine. Nel corso dell'operazione è stata effettuata una perquisizione delle celle, dove sono stati trovati tre microcellulari e sostanze stupefacenti. Ovunque è tornata la calma ma, "allo stato non è possibile escludere una ripresa delle agitazioni" scrive il capo del Dap, Francesco Basentini, in una circolare inviata ai provveditori regionali, ai direttori e ai comandanti degli istituti penitanziari. Dunque, aggiunge, "diviene assolutamente necessario sia prevenire e impedire ogni ulteriore comportamento volto a incitare nuove sollevazioni, sia rendere impossibile che si verifichino ancora episodi di danneggiamento che possono compromettere le strutture". E un appello ai detenuti arriva dall'ispettore generale dei cappellani delle carceri, don Raffaele Grimaldi. "Avete certamente portato all'attenzione della Nazione le vostre difficoltà, le vostre sofferenze - scrive in una lettera aperta -, ma lo avete esternato in una modalità sbagliata. Ora è il momento di ritornare in voi stessi, placando la rabbia e facendo prevalere il dialogo e la responsabilità comune". Così don Raffaele lancia due appelli. Ai detenuti. "Ritornate sui vostri passi! Siate uomini e donne responsabili, attendete le risposte con pazienza. Superate questo momento di delusione e di sconforto per tutti con un gesto di vera riconciliazione, offrendo la vostra volontà , la vostra disponibilità anche a riparare ciò che avete distrutto". Invece "al Governo chiedo di spalancare lo sguardo di Misericordia affinchè possa ascoltare il vostro grido di dolore e possa darvi risposte equilibrate, per superare pacificamente la crisi e l’emergenza che tutti stiamo vivendo". E un bel messaggio positivo è arrivato dai detenuti del carcere di Livorno in una lettera diffusa attraverso il direttore dell'istituto, Carlo Mazzerbo. "Anche se per adesso siamo tutti prigionieri - scrivono -, alcuni in celle con grate e altri senza, siamo convinti che si tratti di un fenomeno non irreversibile, tutt'altro. Siamo convinti che l'angoscia che oggi ci attanaglia sia destinata a spegnersi". L'emergenza coronavirus, sostengono i detenuti, potrà essere superata "solo con l’aiuto di tutta la società che tornerà a diventare quel potente e insostituibile centro collettivo che era prima. Pensiamo che l'unico possibile antivirus contro questo temporaneo "malessere" sia dato dalla forza dell'umanità, dalla bellezza, dalla solidarietà, dal rispetto reciproco, dall'unione. Anche dietro le sbarre". E concludono: "Gettare oggi solide basi potrà essere di grande supporto per tutti; il riedificare, riqualificare la fiducia darà forse l'input ai "buoni", i quali proveranno a sentirsi per un attimo un tutt'uno con i "cattivi" una volta realizzato che dall'altra parte della barricata ci sono padri, mariti, figli, fratelli che aspettano soffrono amano, sperano proprio come voi".

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