martedì 1 marzo 2011
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«Siamo orgogliosi di Massimo». Così Iole e Mario Ranzani, i genitori del tenente degli alpini morto in Afghanistan, si sono confidati con don Luigi Goldin, il cappellano militare, ed il parroco don Gino Tosi, che sono andati a confortarli. Dell’attentato sono venuti a sapere dal telegiornale. Ma che fosse coinvolto il figlio l’hanno appreso dai militari che hanno portato la tragica notizia. A loro è arrivato anche il messaggio di vicinanza del vescovo di Adria Rovigo, monsignor Lucio Soravito de Franceschi, che si è detto «profondamente addolorato per la morte di questo giovane militare. Massimo – ha ricordato – è cresciuto da ragazzo nell’ambito dell’Agesci e siamo sicuri che egli è stato sempre animato da uno spirito di vera e sincera solidarietà».Trentasette anni, la casa a Vipiteno, la cittadina sudtirolese dell’8° Reggimento Alpini, militare da 15 anni, spesso in missione all’estero, Massimo doveva rientrare il 16 aprile. Ed è un lutto che si ripete per la comunità di Occhiobello. Il 28 luglio scorso a morire fu Mauro Gigli, 41 anni, Primo Maresciallo del 32esimo Reggimento Genio di Torino, caduto a Herat, nel corso di un’operazione di disinnesco di un ordigno esplosivo. I genitori di Gigli, che era nato a Sassari ma risiedeva a Villar Perosa, comune della Val Chisone, vivevano a Occhiobello. «Con Massimo ho condiviso l’esperienza da Scout», ricorda Roberto Catozzo, presidente del Consiglio comunale di Occhiobello, che non riesce a credere alla tragedia. «Per noi era "Maci", una splendida persona – è la sua testimonianza – con lui abbiamo vissuto tante belle esperienze negli anni dell’adolescenza, quando i legami fra ragazzi sono forti e non si dimenticano». La salma del tenente, promosso capitano, rientrerà in Italia questa sera, a Roma Ciampino. «La madre di Massimo mi ha chiesto di poter far celebrare qui in parrocchia i funerali, dato che era la comunità di Massimo fin da giovane. Una madre – fa sapere, sottovoce, il parroco – che si fa forza per sopportare questo dolore tremendo e che forse non si è ancora resa completamente conto di quanto accaduto, mentre il padre è quello che ha accusato più duramente la tragedia. Era andato in pensione da poco e pensava di poter trascorrere serenamente gli anni a venire e invece...» . Ancora don Gino: «I genitori hanno rimarcato il fatto che il loro figliolo è stato ucciso in una missione prettamente umanitaria e non di guerra; con gli altri soldati era in missione per portare aiuti alla popolazione. Il giovane – pur essendo lontano da anni dal paese – era molto conosciuto e stimato. Ne fanno fede le continue telefonate in canonica per esprimere una parola di solidarietà verso la famiglia e verso la comunità». Una comunità che, a sentire il sindaco Daniele Chiaroni, «sta pagando un prezzo enorme, con due alpini morti. Provo costernazione e senso di impotenza di fronte alla notizia della perdita di un’altra vita». Il giorno delle esequie del militare verrà proclamato il lutto cittadino. Il governatore della Regione Veneto, Luca Zaia, ha scritto una lettera alla famiglia, sottolineando, quasi con angoscia, che è la tredicesima vittima del Veneto. «Massimo era un giovane entusiasta, come mi hanno raccontato tutti coloro che lo conoscevano, che sapeva anche dedicare il suo tempo ai giovani, grazie ad un’attività sociale meritevole e preziosa nel mondo degli Scout».
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