mercoledì 17 maggio 2017
Il Pd affossa il testo, il relatore si arrende. La Lega conferma l’apertura alla proposta dem Renzi prepara l’offensiva in vista del Senato: convincerò gli altri. Attenzione alta al Colle
Scontro sulla legge elettorale, ritirato il testo base
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Tutto sbagliato, tutto da rifare, sulla legge elettorale. In Commissione Affari costituzionali, alla Camera, il Pd - come annunciato alla vigilia - si mette di traverso al testo base che era stato presentato dal presidente e relatore Alfredo Mazziotti e gli fa mancare i numeri, portando al suo ritiro. Un testo che prevedeva la riedizione dell’Italicum (privato del ballottaggio) in chiave strettamente proporzionale, con un premio di maggioranza che sarebbe scattato per una lista che avesse superato - da sola - il 40 per cento. Il Pd sceglie di arroccarsi sulla sua proposta, invece, ritagliata dal Mattarellum: metà seggi da ricavare attraverso collegi uninominali, in chiave maggioritaria, e metà con il recupero proporzionale.

Una proposta, questa, alla quale si accoda la Lega, assicurando i suoi voti. Mazziotti, rimasto ormai senza maggioranza a sostegno della sua proposta, evita di metterla ai voti e rinvia di un giorno la sua decisione sulla permanenza o meno nel ruolo di relatore, con il Pd che, ormai determinato allo scontro frontale, propone in alternativa il suo: Emanuele Fiano. M5S, che pure non ha sostenuto il testo-base, aveva chiesto a Mazziotti di rimanere al suo posto. Durissimo Danilo Toninelli: «Il Pd sta imponendo uno schifo di legge elettorale spacciandolo per 'tedesco'. È un’offesa al Parlamento». «Dite che volete la legge elettorale che favorisce voi e i vostri alleati Alfano e Verdini», aggiungeva poi. In realtà Ap, sia pur con la richiesta di portare il premio alla coalizione e non alla lista, il progetto di Mazziotti era disposta a votarlo, anche per via della soglia di ingresso che era stata abbassata al 3 per cento (mentre nella proposta dem è al 5). Invece, tutto da rifare. «Per colpa del Pd», rimarca il capogruppo di Forza Italia Renato Brunetta.

he cerca di ritagliarsi un ruolo di mediazione: «Nessuno può pensare di fare una legge elettorale contro il Pd, partito di maggioranza relativa alla Camera e al Senato. Però, e lo dico con estrema tranquillità, non può pensare di fare la legge elettorale a colpi di maggioranza contro tutti. Per due ragioni - rimarca Brunetta -: perché contravverrebbe alle indicazioni date dal Presidente della Repubblica e perché, soprattutto al Senato, non ha i numeri per farlo». Ma è proprio al Senato che il Pd spera di avere nuovi alleati, nei verdiniani di Ala, e di creare una nuova interlocuzione anche con Forza Italia, nell’asse fra i due capigruppo Luigi Zanda e Paolo Romani. Sergio Mattarella, intanto, rientrato dall’America del Sud, segue con molta attenzione l’evolversi del dibattito dopo aver sollecitato uno sbocco positivo alla discussione, convocando al Quirinale prima della partenza i presidente delle Camere Grasso e Boldrini.

In Commissione alla Camera, ieri, fra Forza Italia e M5S, pur nella diversa visione sul testo base che aveva presentato, era venuto fuori un asse per mantenere Mazziotti come relatore. Schierati con lui anche i Civici e Innovatori (il suo partito) con Domenico Menorello, che dice «no» all’«arroganza» del Pd. Ma Mazziotti alla fine si è arreso, dichiarandosi vittima dei «veti delle segreterie». Ala, invece, contraria al testo base, condivide la proposta del Pd, pronto a spalleggiarla al Senato. Attacchi al Pd anche dagli ex di Mdp che, con Alfredo D’Attorre, accusano il partito di Renzi di essere il «responsabile dell’allungamento dei tempi». Perché ora l’approdo in aula del testo per il 29, come era previsto, appare altamente improbabile.

A spalleggiare il Pd arriva la Lega, contraria al proporzionale sposato invece da Forza Italia. Anche Giancarlo Giorgetti ha chiesto il ritiro del testo base, suggerendo di puntare sul progetto del Pd. È stato poi il capogruppo del misto Pino Pisicchio a suggerire a Mazziotti di non esacerbare la situazione, non mettendo ai voti il testo base per «evitare una spaccatura verticale». E questa è stata la soluzione finale. Oggi Mazziotti deciderà se restare al suo posto lasciare per Fiano.

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