venerdì 25 novembre 2016
Galantino ricorda le parole del Papa: rispettare l'uomo e la verità.
I settimanali cattolici, voce delle periferie
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Abitare le periferie, essere voce dei territori e degli ultimi, costruire ponti. Una missione che a cinquant’anni dalla nascita deve indurre la Fisc (Federazione italiana dei Settimanali cattolici) «a raccogliere un’eredità che è patrimonio da spendere nel tempo presente». Perciò gli stessi settimanali - riuniti in assemblea elettiva a Roma anche per celebrare il cinquantesimo anniversario di fondazione - ancor più in un periodo di frammentazione e globalizzazione delle notizie sono chiamati ad 'abitare' in maniera piena la realtà. In sinergia, facendo rete, anche con i media cattolici nazionali. A ricordare, in apertura dei lavori, l’impegnativo ma esaltante compito di essere professionisti alla luce della fede e al servizio della verità è il segretario generale della Cei, il vescovo Nunzio Galantino, chiedendo ai giornali diocesani di «farsi voce delle periferie», soprattutto di «quelle che spesso mediaticamente vengono ignorate o strumentalizzate ». Per guidare il discernimento e una lettura equilibrata dei fenomeni», liberando le persone dalla «dittatura delle emozioni».

Amare la verità, vivere con professionalità e rispettare la dignità umana. Resta questa, secondo la parola rivolta a suo tempo dal Papa all’Ordine dei giornalisti, la mission anche dei settimanali cattolici, ma va portata avanti con rinnovato impegno, ricercando con «fantasia pastorale» nuovi sentieri da percorrere - è l’augurio del segretario della Conferenza episcopale italiana - perché «una nuova primavera della comunicazione ecclesiale torni a fiorire». Un bisogno quanto mai necessario, ricorda monsignor Galantino, da perseguire con «un po’ più di coraggio», purché «le mete della sostenibilità e dell’efficacia siano inscindibilmente tenute presenti». «Possiamo chiederci – sottolinea a tal proposito – se le somme destinate alla comunicazione siano considerate un costo o un investimento. Possiamo esigere che siano viste come un investimento. Ma non possiamo più permetterci che quell’investimento non produca frutti». Per questo è fondamentale non sostituire la verità con l’opinione; un’attitudine che molte volte caratterizza il mondo dell’informazione. «Basta guardare quanto scritto e detto su Misericordia et misera- spiega infatti il presule - per rendersi conto di quanto distanti siamo dalla verità! ». Ad ascoltare le parole del vescovo e la relazione del presidente uscente Fisc Francesco Zanotti, i direttori e i vertici aziendali di Avvenire, Sir e Tv2000 e delle associazioni stampa nazionali e cattoliche, i rappresentanti dell’Ufficio Comunicazioni sociali della Cei, il direttore dell’ufficio Obolo di San Pietro, monsignor Tullio Poli.



Nell’esame di coscienza che chiede ai presenti, monsignor Galantino invita ad «abitare lealmente il contesto». L’impegno, dunque, va collocato nel tempo in cui si è chiamati ad operare. A livello ecclesiale «il buon Dio ha messo sulla strada della Chiesa e del mondo Papa Francesco - sottolinea - con buona pace di chi si ostina a ignorare questo passaggio in maniera aperta o subdola», mettendo in moto «meccanismi distruttivi sul piano della comunicazione ». Persino scegliendo «la condizione della vedova inconsolata e per di più inacidita ». Perché solo il mettersi in gioco allontana la tentazione di ritardare i processi e combattere visioni lontane dai propri schemi, continua il segretario della Cei, confondendo «i miei interessi con quelli della Chiesa, le mie fissazioni con lo stesso Vangelo». La modernità insomma, induce a ripensarsi e a farlo insieme. Conservazione e innovazione comunque devono andare di pari passo, come pure - conclude monsignor Galantino - «scommettere fino in fondo sulle sinergie» tra realtà informative territoriali e con i media nazionali della Chiesa italiana. «Siate voci capaci di esprimersi in armonica polifonia, rinunciando ai virtuosismi un po’ sterili dei solisti».



Dunque, la parola d’ordine rimane camminare insieme. Lavorando di «ago e filo » per tenere insieme le 191 testate aderenti alla Fisc «con uno stile collegiale», come dice il presidente Zanotti, racchiudendo in poco meno di un’ora di relazione il lavoro di due mandati, le collaborazioni avviate, il contesto in cui l’informazione territoriale s’inserisce, i problemi aperti come la consegna della posta a scacchiera, «gli spiragli positivi » della riforma dell’editoria, il compito di «aiutare a gerarchizzare» le notizie che contraddistingue le testate diocesane. «Il legame con i lettori e la fedeltà degli abbonati ci confortano», spiega il responsabile Fisc, ma in un’epoca di iperconnessione «noi dobbiamo essere tra quelli selezionati» e fare in modo che «la lettura giovi alla salute di chi dedica tempo a ciò che mettiamo in pagina». Andare solo online, secondo Zanotti, rischia poi di «rendere la nostra presenza sulla rete insignificante». Il futuro perciò sarà sempre «abitare le periferie », raccontando con sensibilità ecclesiale «l’altra faccia della luna, quella parte della realtà che rimane nascosta», diventando «mendicanti di misericordia ». Un ruolo apprezzato anche dal presidente nazionale dell’ordine dei giornalisti, Enzo Iacopino, che ringrazia per il «lavoro artigiano» che i settimanali cattolici svolgono nelle comunità, «costruendo ponti e continuando a raccontare il bello colpevolmente ignorato dai grandi giornali».

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