venerdì 4 maggio 2018
Nessun pre-incarico senza numeri. Matttarella pronto a un appello per un governo di tregua. Fra i nomi Casellati, Lattanzi e Cottarelli
Rischio voto a settembre. L'ultimo monito sull'Iva
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La legislatura è nel pantano, e chi non si assume l’onere di far partire un governo vorrà dire che si assumerà la responsabilità di far arrivare l’Iva al 25 per cento e l’aumento delle accise che le clausole di salvaguardia europee prevedono. Al Quirinale continuano ad arrivare lettere e messaggi di cittadini delusi dallo stallo, fotografia di un Paese ormai spazientito da una politica che si rifugia nelle sue parole d’ordine e non si assume le sue responsabilità. Sergio Mattarella concede un ultimo fine settimana di riflessione, non ce ne saranno altri. Ma - come nello schema ormai consolidato di questo avvio di legislatura - i tentativi mesi in campo per provare a fare un passo avanti ne producono alla fine, invece, due indietro. Era uscita da sole 7 ore la nota del Colle che - nell’indire nuove consultazioni - avvertiva i partiti che avrebbe verificato, lunedì, se avevano da offrirgli «altre prospettive di maggioranza di governo», e mentre il capo dello Stato presiedeva il consueto 'consiglio di guerra' con i suoi collaboratori per valutare le prossime mosse ecco arrivare, in serata, la nota di Matteo Salvini che, in perfetta controtendenza, rilanciava la stessa alleanza con il M5s morta con l’esplorazione Casellati e sepolta definitivamente dall’irrigidimento pentastellato seguito alle elezioni regionali. Anzi. Viene meno anche la duttilità che il leader della Lega aveva mostrato sulla premiership. Stavolta la richiesta di pre-incarico è secca per lui, fidando ora sulla possibilità (che fino a mercoledì aveva sdegnosamente scartato) di una folta pattuglia di 'responsabili' che dovrebbe spuntare.

Ne servirebbero una cinquantina solo alla Camera, e Mattarella chiederà lunedì al centrodestra dove sarebbero questi numeri che fino a ieri non c’erano. Ma al Quirinale si ha la sensazione, in realtà, che Salvini di tutto abbia voglia meno che di prendersi la patata bollente, e anzi sembra frapporre così nuovi ostacoli perché anche qualcun altro venga investito in sua vece. Il nome che continua a circolare, in alternativa, è quello di Giancarlo Giorgetti, ma in assenza di chiari segnali dal Pd in tal senso l’effetto che Salvini ottiene è di ridurre gli spazi anche per questa ipotesi che in astratto avrebbe potuto rompere il ghiaccio. Fino a indebolire anche l’unica ipotesi che avrebbe, forse, delle chance concrete, nel campo del centrodestra: un governo 'istituzionale' affidato alla presidente del Senato Elisabetta Alberti Casellati.

Mattarella non ha però alcuna intenzione di aprire la strada a un governo di minoranza di parte, il quale, una volta giurato, resterebbe in carica per l’ordinaria amministrazione a gestire un ritorno alle urne davvero da brividi. Nessun incarico per Salvini, quindi. Piuttosto, l’ultima carta sarebbe affidata a una figura terza (in astratto potrebbe toccare al presidente della Consulta Giorgio Lattanzi, o all’economista Carlo Cottarelli che dirige l’Osservatorio sui conti pubblici della Cattolica, sono alcuni dei nomi che si fanno) ma non sarebbe facile, in ogni caso, convincere una personalità a tentare in queste difficili condizioni.

Mattarella proverà in tutti i modi lunedì a richiamare i partiti alle loro responsabilità, chiedendo loro di smettere di 'giocare' su alleanze che non ci sono e di dare invece il loro assenso a un governo di garanzia che andrebbe a formarsi. Il Pd ha già fatto sapere di essere disponibile, ma la Lega ha invece chiuso la porta. Si tratterà ora di vedere che ruolo avrà Forza Italia nell’ambito della delegazione unita di coentrodestra, essendosi più volte Silvio Berlusconi detto disponibile anche per altri scenari che evitino il ritorno alle urne.

M5s invece chiederà di votare a giugno, ma non c’è alcuna possibilità in tal senso. Si apre invece un rischio concreto per la fine dell’estate. Un inedito ritorno alle urne per metà settembre, per sperare di dare il tempo alle nuove Camere di insediarsi e di votare una legge di Bilancio che eviti l’esercizio provvisorio. Uno scenario che Mattarella tenterà di scongiurare con tutte le sue forze, essendo già pronto, dopo l’ultimo giro a vuoto, lunedì, a fare un drammatico, estremo, appello alle forze politiche, prima di ufficializzare l’incarico.

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