giovedì 26 maggio 2022
Presentato a Ventotene, stazione di inanellamento europea, l'"Atlante delle migrazioni ornitologiche tra Eurasia e Africa": online i viaggi di 300 specie anche per capire come cambia il clima
Ornitologi prelevano dalle reti gli uccelli catturati a Ventotene per essere inanellati e liberato

Ornitologi prelevano dalle reti gli uccelli catturati a Ventotene per essere inanellati e liberato

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Gli spostamenti stagionali degli uccelli migratori come indicatori dei cambiamenti climatici. Servirà anche a controllare gli effetti del riscaldamento globale l'Atlante delle migrazioni degli uccelli fra Eurasia e Africa, presentato ieri sull'isola di Ventotene, nell'arcipelago pontino, dallo staff scientifico che ha lavorato su oltre un secolo di dati raccolti soprattutto attraverso gli inanellamenti degli uccelli. Un progetto scientifico ambizioso, finanziato dal ministero dell’Ambiente, oggi ministero della Transizione Ecologica - sviluppato con Cms (Convenzione di Bonn/Unep), Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca), EuRing, Movebank con la collaborazione logistica del Comune di Ventotene e dell'Area marina protetta e riserva naturale statale dell'isola - che ha analizzato e sistematizzato i dati raccolti su 300 specie diverse di uccelli.

I dati, le rotte e le informazioni riportati dall'Atlante e disponibili liberamente sul web, contribuiranno a svelare non solo i misteri della migrazione degli uccelli - capaci di orientarsi perfettamente nelle notti col cielo coperto grazie alla capacità di percepire il magnetismo terrestre - ma anche a comprendere le problematiche ambientali di cui sono efficaci indicatori. L'ornitologo Fernando Spina, già dirigente di ricerca Ispra, responsabile avifauna migratrice e soprattutto "motore" del monitoraggio migratorio negli ultimi decenni, spiega che le migrazioni ornitologiche rivestono un ruolo importante anche nello studio degli effetti del climate change.


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A chiusura della presentazione dell'Atlante è stato sottoscritto un accordo di partenariato tra il Commissario straordinario per il recupero dell'ex carcere di Santo Stefano/Ventotene, Silvia Costa, i promotori dell'Atlante delle migrazioni e il Comune di Ventotene. L'obiettivo è avviare progetti per la promozione di attività di sensibilizzazione alle specie migratrici e ai loro habitat, per incentivare il turismo dedicato alla natura (l'inanellamento delle specie migratorie è un evento naturalistico che già attira turismo destagionalizzato in bassa stagione, cioè primavera e autunno), ma anche l’organizzazione di incontri sulle isole di Ventotene e, in futuro, di Santo Stefano: sull'isolotto prospiciente Ventotene infatti è in corso il restauro del carcere borbonico, progetto intitolato al presidente del Parlamento europeo David Sassoli. A Ventotene infatti Altiero Spinelli, durante il confino nel 1941, scrisse il Manifesto fondamento del pensiero europeista.

«L’atlante europeo delle migrazioni è un’iniziativa di straordinaria rilevanza scientifica - spiega l'ornitologo Fernando Spina, fondatore del Museo ornitologico di Ventotene - e sarà accessibile pienamente a chiunque sul web. È la prima analisi mai fatta a livello internazionale di milioni e milioni di dati sulle migrazioni di uccelli di 300 specie diverse, oltre un secolo di dati, che svela una serie di misteri legati alle migrazioni». Lo scienziato spiega che l’atlante «è estremamente importante come base scientifica per politiche sagge di conservazione e di gestione sostenibile degli uccelli migratori», un patrimonio naturale «che appartiene all’intera comunità internazionale». E soprattutto in questo periodo, in cui l’ambiente a livello globale soffre le conseguenze del mutamento climatico, «le migrazioni, proprio in quanto fenomeno direttamente legato alla stagionalità delle condizioni ecologiche, sono uno degli aspetti più influenzati dal climate change: gli uccelli migratori sono segnali e indicatori di queste problematiche. Dobbiamo conoscere di più quello che succede agli uccelli migratori - dice Spina - per capire quello che succede poi anche a noi, perché condividiamo con loro l’ambiente in cui noi viviamo».

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