giovedì 21 novembre 2013
COMMENTA E CONDIVIDI
Senza libri e quaderni ma con pala e stivaloni. Anche così si può “fare scuola” e l’hanno dimostrato ieri i tanti ragazzi (ma anche i docenti, i presidi e il personale amministrativo) che, volontariamente, si sono messi a disposizione delle proprie comunità per rimuovere fango e detriti. L’appello è stato lanciato all’alba su Facebook e, in poche ore, ha raccolto tantissime adesioni. Da tutti i quartieri di Olbia, squadre di studenti (a riposo forzato perché le scuole sono chiuse fino a domani) si sono concentrate nelle zone della città più colpite dall’alluvione e hanno cominciato a spalare.«È stata una bellissima e spontanea gara di solidarietà», dice, quasi commosso, il professor Aurelio Erba, insegnante di Religione all’Istituto tecnico professionale “Amsicora”, che, milanese trapiantato da trent’anni sull’isola, un simile disastro non l’aveva mai visto.«Sui volti dei ragazzi si leggeva lo sgomento e l’angoscia – racconta – ma la voglia di ricominciare è stata più forte della paura. Spesso non li capiamo, ma hanno dentro tanto bene che, quando è necessario, viene spontaneamente alla luce».L’istituto “Amsicora”, costruito proprio vicino a un canale, è stato tra le scuole di Olbia maggiormente danneggiate dalla bomba d’acqua. Dopo anni di attesa, erano appena state installate le lavagne elettroniche e i computer nuovi per i laboratori di elettronica. Tutto è stato sommerso dal fango e, adesso, si sta cercando di salvare il salvabile. Grazie al pronto intervento dei ragazzi e dei docenti (preside compreso), una parte del materiale è stato recuperato.«I ragazzi e i nostri giovani docenti di elettronica ci stanno già mettendo mano – aggiunge il professor Erba –. Hanno preso a cuore la situazione della scuola e stanno lavorando sodo. A chi parla di crisi delle giovani generazioni dico di venire a vedere ciò che sta accadendo nella nostra scuola, ma anche in tante altre della città. Ad essere in crisi non sono i ragazzi ma, semmai, i maestri. Siamo noi che ci dobbiamo rinnovare».Tra i tanti studenti accorsi ieri a ripulire l’“Amsicora” c’era anche chi studente non lo è più da un pezzo. Come Giovanni Soro, 26 anni, diplomato in elettronica, impiegato in un’azienda che ripara elettrodomestici. Anche lui è voluto ritornare nella “sua” scuola a dare una mano. «Ho letto l’appello su Facebook e sono partito – ricorda –. Questa scuola mi ha dato tanto e, quindi, mi è parso più che doveroso restituirne almeno un po’ con qualche ora di lavoro volontario».Il bello è che lo stesso hanno pensato (e fatto) tanti altri ex-studenti, che si sono così uniti ai colleghi più giovani, anche di altre scuole.«Non ce lo aspettavamo e, perciò, ci ha fatto ancora più piacere – prosegue Giovanni –, Anche chi ha avuto la casa allagata è venuto a pulire la scuola, dimostrando una solidarietà non scontata».Ieri per le scuole della Sardegna si sono mobilitati istituti di tutta Italia, che hanno contattato il Ministero dell’Istruzione offrendo aiuto. Per organizzare le operazioni, il Miur, che ha inviato una task force sull’isola, diramerà oggi una circolare a tutti i dirigenti scolastici.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: