mercoledì 25 agosto 2010
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«Ex cattolicissima Irlanda». Diarmuid Martin l’ha descritta così, «senza ambiguità». L’arcivescovo di Dublino ieri al Meeting ha parlato del Paese di John Henri Newman, il cardinale filosofo dell’Ottocento che sarà beatificato a Birmingham il 19 settembre, ma soprattutto di quello di oggi, diviso dallo scandalo dei preti pedofili. Il primate venuto da Roma  - Martin è stato segretario del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace ed è arrivato a Dublino nel 2004, quando il "caso" era già esploso - ha usato proprio l’espressione «senza ambiguità» per riproporre la sua lettura dei fatti, rafforzata dalla lettera del Papa ai vescovi irlandesi contro le «ingiustizie del passato». «Va sottolineato senza ambiguità - ha scandito - che lo scandalo dell’abuso sessuale di bambini da parte di sacerdoti e religiosi in Irlanda è veramente uno scandalo e non un’invenzione dei media». E ancora: «Le vittime sono state derubate del Dio che cercano ma i fedeli si sentono spesso derubati della loro Chiesa e si sentono traditi dalla loro Chiesa». L’arcivescovo ha negato di essere stato indebolito dalla decisione vaticana di respingere le dimissioni di Raymond Field e Eamonn Walsh, i due vescovi accusati da un rapporto governativo di aver insabbiato casi di pedofilia, ma ha precisato che la maggioranza del popolo di Dio la pensa come lui: «Sono i fedeli di tutte le età che sono scandalizzati dal fatto degli abusi, ma soprattutto dalla maniera in cui orribili abusi di bambini e adolescenti furono trattati dalle autorità ecclesiastiche». Questi giudizi non sono lo sfogo di un primate al centro di una bufera che non ha provocato. Martin inserisce lo scandalo nel quadro più generale di decadenza della società irlandese e della sua Chiesa. «L’Irlanda sta subendo una vera e propria rivoluzione della sua cultura religiosa - ha detto -. Molti credono ancora che sia un baluardo del cattolicesimo tradizionale e si sorprendono nello scoprire che ci sono molte parrocchie a Dublino dove la presenza domenicale alla Messa è anche al di sotto del 2%». Lo sguardo del pastore si sovrappone a quello dell’intellettuale che vede «una società laicizzata» e nota come il ruolo della scuola privata nell’integrazione sociale tenda a essere misconosciuto: se è pur vero che «all’interno della Chiesa ci sono quelli che desiderano mantenere il controllo della Chiesa sull’educazione a un livello che non riflette la realtà», comunque «c’è l’impressione che un’Irlanda pluralista debba essere per forza un’Irlanda laicista». La preoccupazione si appunta sulle infiltrazioni di questa mentalità nella Chiesa. A Rimini ha parlato di «una cultura impregnata ancora a livello formale di valori religiosi» che «inevitabilmente scivola in una forma di religione civile», con pericolose deformazioni del rapporto tra i cristiani e la Chiesa stessa e conseguenze altrettanto pericolose nel modo di concepire il rapporto tra fede e ragione, centrale nel pensiero di Newman come in quello di Benedetto XVI, il quale non a caso presiederà personalmente il rito di beatificazione. Quella che accoglierà il Papa, ha spiegato l’arcivescovo, è una chiesa in affanno: «per un Paese di tradizione cattolica, non abbiamo un proporzionato livello di ricerca teologica, dopo 15 anni di catechesi i giovani rimangono teologicamente analfabeti, non ci sono fori per la riflessione sul rapporto tra fede e vita, né una stampa cattolica seria, come in Francia e Italia...». Disamina impietosa ma non disperata - «vedo un ruolo per i movimenti cattolici, buoni sacerdoti e sete di formazione tra i laici" - che si è conclusa con un appello che riecheggia quello lanciato dal Papa a Cagliari nel 2008: «Newman sognava una generazione di cattolici irlandesi che potessero occupare il proprio posto nella sfera pubblica. L’Irlanda di oggi - ha detto Martin - ha bisogno di gente così, ispirata dalla visione di Newman sui rapporti tra fede e ragione».
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