giovedì 11 luglio 2013
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Il nuovo bando del ministero dell'Interno per il Ritorno volontario assistito, rivolto agli immigrati irregolari, prevede solo le spese di viaggio e un’indennità individuale alla partenza dai 200 ai 400 euro per ciascuno, ma nessun sostegno per la reintegrazione nel paese d’origine. Non sono dunque previste risorse per finanziare il percorso di reinserimento (economico e sociale) di quelle persone che, conclusa la loro esperienza migratoria in Italia, devono rifarsi una vita nel Paese d'origine.Un bando che suscita non poche perplessità fra i promotori della rete Rirva, network nazionale che opera per informare i migranti sulla possibilità del Ritorno volontario assistito: Idee in Rete, Consiglio italiano per i rifugiati, Oxfam Italia e Coop. Gea hanno deciso di non partecipare al bando. «Da una parte riconosce in pieno il diritto del migrante irregolare ad accedere alla misura del ritorno volontario assistito secondo quanto previsto dalla Direttiva Ue Rimpatri, e per questo è da apprezzare - spiega Carla Olivieri, responsabile del progetto Rete Rirva per conto del Consorzio nazionale Idee in rete -. Ma dall’altra contiene un elemento di discriminazione perché non prevede, come avviene negli altri bandi, alcun sostegno alla reintegrazione nel paese d’origine. In questo modo il migrante viene lasciato solo una volta rientrato nel proprio paese e senza alcuna garanzia».Il nuovo bando prevede ben 1900 ritorni da realizzare entro il 2015. Un numero alto, come auspicato spesso da chi opera nel settore, che però risulta pari al numero di Ritorni volontari assititi che verranno realizzati con il sostegno di progetti individuali per la reintegrazione socio-lavorativa. «Più volte, nel nostro lavoro, abbiamo dovuto fronteggiare lo scetticismo dei migranti convinti che in fondo le promesse di sostegno al ritorno non corrispondano al vero – si legge nella nota -. Progetti in cui il sostegno nel paese d’origine è carente, screditano lo strumento nel suo complesso». La mancanza di un efficace sostegno alla reintegrazione, inoltre, alimenta il rischio che i migranti una volta rientrati, pensino ancora a emigrare. Grazie ai progetti di rimpatrio assistito, dal 2009 a oggi sono stati 1961 i migranti che hanno potuto ritornare a casa; poco più della metà (il 55%) ha ricevuto un supporto alla reintegrazione sociale e lavorativa. Come rilevato nell'ultimo rapporto della rete Rirva, la perdita di lavoro senza possibilità di ulteriore occupazione è la condizione più diffusa dei migranti che accedono al percorso del Ritorno volontario assistito.
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