giovedì 27 aprile 2017
Il primo cittadino di Farindola, il presidente della Provincia di Pescara e il direttore dell'albergo al centro della prima tranche dell'inchiesta sul crollo della struttura
Il sindaco e il direttore dell'albergo indagati per omicidio colposo
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Sei persone, tra amministratori e funzionari pubblici, risultano indagate dalla Procura di Pescara per la tragedia dell'Hotel Rigopiano di Farindola (Pescara). Lo scorso 18 gennaio una valanga travolse la struttura causando 29 morti, mentre i superstiti furono undici. A quanto si è appreso a palazzo di Giustizia si tratterebbe di una prima tranche di inchiesta. Gli inquirenti stanno notificando in queste ore agli interessati l'iscrizione sul registro degli indagati.

Tra gli indagati ci sono il presidente della Provincia di Pescara Antonio Di Marco, il sindaco di Farindola Ilario Lacchetta e il direttore dell'albergo Bruno Di Tommaso. Con loro sono stati iscritti sul registro degli imputati i due funzionari della Provincia Paolo D'Incecco e Mauro Di Blasio, più il dipendente del comune di Farindola Enrico Colangeli.

I sei indagati della prima tranche di inchiesta sulla tragedia di Rigopiano sono iscritti sul registro per i reati di omicidio colposo e lesioni colpose. Al direttore dell'hotel Di Tommaso è stato indagato anche ai sensi dell'art. 437, per atti omissivi in ambito di sicurezza sul lavoro.

"Dove sono i nomi del Prefetto di Pescara e del governatore dell'Abruzzo?". È quanto si chiede Alessio Feniello, padre di Stefano, una delle 29 vittime della tragedia di Rigopiano, appresa la notizia dell'iscrizione di sei persone nel registro degli indagati, tra cui il presidente della Provincia e il sindaco di Farindola (Pescara). Il padre di Stefano si definisce "imbufalito", ma comunque in parte"soddisfatto" perché la sua "tesi nei confronti del sindaco, uno dei responsabili di quella tragedia, era corretta". Il nome di Stefano Feniello, 28enne originario di Valva (Salerno) che era in vacanza a Rigopiano per festeggiare il compleanno con la fidanzata, Francesca Bronzi, scampata alla tragedia, due giorni dopo la valanga era stato inserito dalla Prefettura in un elenco di nomi di cinque superstiti che sarebbero arrivati a breve in ospedale. Ma si era trattato di un errore.

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