sabato 21 novembre 2015
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Castelnuovo di Porto (Roma) - «Sono satanassi, secondo me. Diavoli»: Sira Madigata ha 37 anni ed è scappato dal suo Paese, il Mali. È musulmano, come il settanta, ottanta per cento degli ospiti attuali del "Centro di accoglienza richiedenti asilo" (Cara) a Castelnuovo di Porto. Non fa distinzioni fra le stragi a Parigi e a Bamako, la sua capitale: «Vedere quelle immagini è stato un pugno al cuore». Ma è stato peggio per chi era in quell’hotel di Bomako o nei locali parigini, che «li ha guardati, ha guardato quei satanassi». L’Imam: «Criminali». Ihad Abu Muammar, l’Imam del Cara di Castelnuovo, è palestinese: «Loro che si chiamano Is, Daesh, sono criminali. C’è una distanza infinita fra loro e l’Islam», dice. «Per questo sono andato a piazza Santi Apostoli (alla manifestazione "Not in my name" di ieri, ndr) – continua – per dimostrare al mondo che noi non apparteniamo a questi gruppi criminali». Quel che «è stato fatto a Parigi, in Mali o in Kenia è stato terrore e contro gente innocente», dice ancora. E dobbiamo «fare una netta distinzione fra i messaggi che sono stati mandati da Dio attraverso le religioni e che appartengono a tutte queste, sia islam, che cristianesimo che ebraismo, e gli atti dei individuali e criminali». Mai alcun problema. Piove, stamane. Ma c’è via vai. «Qui ci sono attualmente circa ottocento persone e quasi seicento sono di religione islamica – spiega la direttrice del Cara di Castelnuovo di Porto, Floriana Lo Bianco, della cooperativa sociale Auxilium –, non abbiamo mai avuto alcun problema, anzi qui si celebra la Messa e si recita il Corano in totale serenità». Vivevamo in pace tutti. Prima. Mohamed è siriano, nel suo Paese ha lasciato moglie e figlia: «L’Is non appartiene alla nostra religione» ed «è fatto di criminali, drogati, spacciatori e trafficanti di organi», racconta. «Specie in Siria, tolgono gli organi almeno alla metà di chi hanno ucciso e li vendono». E sempre in Siria – aggiunge – «prima che arrivasse l’Is, noi vivevamo in pace con tutte le religioni presenti, sunniti, sciiti, cristiani, drusi, tutti quanti». Arrabbiato. Nel Cara c’è anche Drami Baba, fuggito dal Gambia. Davanti a quanto successo in Francia e in Mali «ero molto arrabbiato. Le vittime di questo massacro erano tutta gente civile, innocente e la cosa più dolorosa è vedere questa violenza e i bambini uccisi». Neppure lui usa mezzi termini: «Non esiste. Né in nome di Dio, né in nome di un altro, uccidere un’anima, un essere umano, è vietato totalmente». La colomba del Cara. La direttrice del Cara, mostra orgogliosa un foglio: «Nei giorni subito seguenti alla strage di Parigi – spiega Floriana Lo Bianco – i ragazzi nei nostri laboratori hanno voluto realizzare, tutti insieme, questa disegno con una colomba e la scritta "Pace" in tutte le lingue delle loro nazionalità...». <+CORSIVOA>(Il videoreportage con le interviste all’Imam del Cara di Castelnuovo di Porto e agli ospiti islamici è visibile sul sito www.avvenire.it e sul nostro canale Youtube)<+TONDOA> <+RIPRODUZ_RIS>
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