mercoledì 14 aprile 2010
Stop della Lega a ogni ipotesi di rivedere la legge elettorale, mentre stenta a riprendere il dialogo tra le forze politiche, anche se il presidente del Senato mette tutto il suo peso nel chiedere che si proceda evitando i colpi di maggioranza.
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Stop della Lega a ogni ipotesi di rivedere la legge elettorale mentre stenta a riprendere il dialogo tra le forze politiche sulle riforme, anche se il presidente del Senato Renato Schifani mette tutto il suo peso nel chiedere che si proceda evitando i colpi di maggioranza.Gli risponde secco Umberto Bossi da ministro delle riforme: partirà la maggioranza con le sue proposte, poi casomai vedremo le controdeduzioni del Pd. Partito al quale il leader leghista manda un chiaro segnale, se è vero che le opposizioni hanno indicato proprio nella revisione della legge elettorale il primo passo necessario a dimostrate la buona volontà di tutti.Ad aprire il dibattito in mattinata Schifani, che prende la parola a un convegno sulla Costituzione organizzato a Montecitorio. Per le riforme serve «una larga maggioranza che non può essere soltanto quella dei partiti di governo», scandisce. Altrimenti si rischia «di fare naufragare qualunque progetto». Inoltre il presidente della Assemblea di Palazzo Madama sottolinea: sì ad un Senato federale, ma che mantenga la sua capacità di incidere sull'azione dell'esecutivo.Bossi, nel rispondergli, sulle prime lo rassicura: Schifani «ha detto che il Senato non deve diventare una Camera di seconda serie e non lo diventerà». Ma è sul metodo da seguire per rivedere la Costituzione che iniziano i distinguo della Lega. Cioè: «Si parte dal Consiglio dei ministri, che approva una legge, poi si vedono le modifiche che porta la sinistra». E se qualcuno ne chiede la revisione, sappia che «la legge elettorale c'è già e funziona bene».
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