sabato 14 febbraio 2015
Esame fino a tarda notte in un'Aula semivuota. Renzi: «Bene così, opposizioni si rammarichino». Via libera finale a marzo. M5s: pronti a dimetterci per tornare al voto.
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Maratona notturna alla Camera sul ddl riforme. L'esame degli emendamenti e l'approvazione quindi dei 40 articoli che riscrivono la Costituzione avviene però in un'Aula semivuota: le opposizioni infatti, come annunciato, non sono sedute ai loro banchi, con l'eccezione di una manciata di deputati del M5S e di Fi a presidio - secondo quanto raccontano loro stessi - del regolare andamento dei lavori. "Credo che a rammaricarsi debbano essere il centrodestra, le opposizioni - commenta il premier Matteo Renzi parlando in Transatlantico a Montecitorio - noi bene così, andiamo avanti". Assenze che sono "una ferita istituzionale", ammette però il deputato Pd Ettore Rosato chiudendo i lavori dell'Assemblea che vengono accolti da un applauso dei deputati. Anche se, aggiunge, "il percorso è ancora lungo e riusciremo a fare in modo che tutti sentano propria" questa riforma. A voler sottolineare poi l'importanza del passaggio che si è appena concluso la presenza del premier Matteo Renzi, che poco prima della chiusura dei lavori aveva fatto il suo ingresso nell'emiciclo. Tramite i social network Renzi annuncia che nel Cdm di venerdì ci saranno "decreti legislativi su partite IVA,fatturazione elettronica, cococo, maternità". "Meno politici epiù Politica". Guerini: "Voto finale a marzo perrispetto degli accordi presi. Forza Italia non preoccupa, sperosi ritrovi il filo".Sul piede di guerra le opposizioni, grillini in testa. "Noi parlamentari m5S siamo pronti alle dimissioni per far cadere il Parlamento e andare alla urne" dice l'esponente del direttorio M5s  Alessandro DiBattista, in piazza Cola di Rienzo a Roma davanti al gazebodella raccolta firme #fuoridall'euro. "ma siamo certi che lealtre opposizioni non lo faranno, sono attaccati alle poltrone". Martedì il Movimento incontrerà il presidente Mattarella dopo la richiesta i colloqui proprio sull'iter delle riforme avanzata dalle opposizioni."Acque agitate, nemmeno a dirlo, anche nel Pd con la minoranza che si spacca al suo interno. a marzo, al momento del voto finale sulle riforme, si dovesse ripetere l'assenza di tutte le opposizioni, la minoranza del Pd non prenderebbe parte al voto stesso" dice Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio della Camera. "Quella di Boccia è una posizione personale. Come minoranza del Pd noi dobbiamo lavorare per riportare le opposizioni in Aula e non per uscire anche noi" replica Alfredo D'Attorre.  Il secondo atto della partita sulle riforme non si è però ancora consumato: per il via libera finale al provvedimento occorrerà aspettare i primi giorni di marzo. Intanto la maggioranza supera la prova delle centinaia di proposte di modifica su cui in questi giorni si sono scontrati i partiti. E ovviamente, a causa della scelta delle opposizioni, al contrario delle scorse sedute notturne, questa volta i lavori procedono spediti e senza incidenti. A segnalare simbolicamente la disponibilità al confronto il Pd sceglie di lasciare in coda l'esame dell'articolo 15 sul referendum, oggetto di un aspro braccio di ferro con il M5S che chiedeva l'eliminazione del quorum. La mossa di accantonare le misure in questione quasi fino alla fine non sortisce però alcun effetto. Referendum a parte, tra le novità approvate dalla Camera spunta una modifica alla maggioranza parlamentare necessaria a deliberare lo stato di guerra: d'ora in poi per l'ok, che però con la riforma spetterà alla sola Camera dei deputati, servirà la maggioranza assoluta dei voti e non più solo quella semplice. Un passo che rappresenta un ragionevole punto di "mediazione" secondo il ministro per i Rapporti con il Parlamento Maria Elena Boschi. Opinione non condivisa da tutti: "Con una legge elettorale maggioritaria - osserva Rosy Bindi - che darà il 54-55% a chi vince, questo emendamento non è sufficiente a garantire che in futuro vi sia il rispetto della Costituzione".
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