mercoledì 11 febbraio 2015
Governo alla prova del voto, dopo la fine del Nazareno. Strappo di Forza Italia, si dimette il relatore Sisto Il governo: si va avanti. Boschi: sabato si chiude.
Renzi: «Non ci frenano»
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Maria Elena Boschi arriva puntuale, come sempre, e attende. La campanella sta per suonare sulla sua riforma costituzionale, e il ministro sa che è giorno di esami. È il primo voto sul testo dopo la rottura del patto del Nazareno. La maggioranza alla Camera ha i voti sulla carta e l’intesa tra tutto il Pd e Ncd è rinsaldata. Ma la tensione è alta. Forza Italia arriva divisa all’appuntamento, mentre Sel è decisa a chiedere una riedizione del metodo-Mattarella. Boschi, e con lei il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Luca Lotti, non si scompongono. Non ora e non a Montecitorio, dove sono certi di poter rispettare la tabella di marcia renziana. Ormai per l’abolizione della seconda Camera elettiva è questione di ore e il primo giro di boa sarà compiuto. Ma dentro Fi si parte con lo strappo. Il relatore di minoranza, l’azzurro Francesco Paolo Sisto, si dimette. Resta l’altro relatore, il democratico Emanuele Fiano. Per il rappresentante di Fi è inevitabile, dice non senza commozione: «Con il dolore profondo del giurista cui viene data l’occasione di riscrivere la Costituzione, ma con la coerenza di una appartenenza a un partito senza opportunismi ». Sisto ricostruisce gli eventi che lo hanno portato ad abbandonare la riforma. «Con senso di responsabilità, Fi ha partecipato ad una intesa innaturale con il Pd per una cooperazione sulle riforme che non rinnegasse il passato, con cancellasse il presente e non precludesse il futuro. Un patto che è una transizione temporanea e che oggi non è più viva in quanto l’accordo è stato sciolto e Fi si ritiene libera di non essere scontenta». Una porta in faccia, dopo mesi di dialogo tra Renzi e Berlusconi. A cui gli uomini del premier reagiscono senza scomporsi. «Prendiamo atto di questa scelta, che però non cambia la volontà di andare avanti sul percorso di riforme». Il Partito democratico, ricorda Boschi, è «aperto al confronto e al dialogo con tutte le opposizione, ma il dialogo e il confronto non può essere uno strumento per bloccare tutto». Il ministro per le riforme vorrebbe chiudere entro sabato, ma la tensione cresce e i tempi sembrano allungarsi. Forza Italia si divide. L’immagine la fotografa dal Pd Roberto Giachetti, in un tweet: «Fi vota in tre modi: verde (favorevoli), bianco (astenuti) e rosso (contrari). Compatti a difesa del tricolore! Poche idee ma confuse». E ininfluenti, insiste anche il sottosegretario Luca Lotti: «Mi spiace per Forza Italia, ma noi andiamo avanti». Ma la tensione continua a crescere nelle ore. Il capogruppo azzurro Renato Brunetta fatica a tenere i suoi, che si presentano in aula in pochi (meno della metà partecipa al voto) per votare in ordine sparso. Il presidente dei deputati azzurri parla di un voto «responsabile e selettivo». Fi, però, si vedrà oggi con l’ex Cavaliere, per decidere la strategia. Si pensa all’ostruzionismo. Ma neppure nelle ore convulse che seguono si rinsalda l’asse con la Lega, che vota a sprazzi a favore della proposta del governo, mentre Fi si ritrova nel tabellone insieme con M5s e Sel. Ed è proprio dal gruppo di Vendola che parte la protesta più 'forte', corredata da lancio dei fascicoli degli emendamenti verso il banco della presidenza. Da tempo critica con la riforma della Costituzione, Sel chiede tempo per poter riaprire la discussione. Ma gli interventi sono stati contingentati e neppure una conferenza dei capigruppo riesce a trovare una soluzione (rinviata a questa mattina, per stabilire il termine del voto finale, che Boschi vorrebbe fosse sabato, ma che potrebbe slittare alla prossima settimana). Così l’aula si surriscalda. «Non accetteremo che il governo chiuda la bocca all’opposizione», avverte il capogruppo dei deputati di Sel Arturo Scotto, che lascia lo scranno. Anche per lui decisione rinviata a oggi, quando lo stesso Vendola verrà alla Camera per concordare la linea.
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