lunedì 14 luglio 2014
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Immunità parlamentare, listino bloccato per l'elezione dei senatori da parte dei consigli regionali, taglio del numero dei deputati. Sono questi i principali nodi della riforma costituzionale sui quali l'assemblea del Senato potrebbe intervenire.   IMMUNITÀ Nel testo della riforma che lunedì arriva in aula si prevede che i componenti del nuovo Senato godranno dell'immunità parlamentare negli stessi termini dei deputati: i senatori non potranno dunque essere arrestati senza autorizzazione dell'assemblea. Autorizzazione obbligatoria anche per sottoporre un senatore a intercettazioni. Di fronte alla levata di scudi di M5s, Sel e minoranza Pd, la maggioranza potrebbe correggere il punto. Tre le soluzioni possibili di cui si discute: l'abolizione "tout court" dell'immunità, con il mantenimento della sola "insindacabilità" (lo scudo che protegge i parlamentari dai processi per reati di opinione); la possibilità per i magistrati di appellarsi alla Corte Costituzionale se il Senato dice no agli arresti o alle intercettazioni di un senatore; l'assegnazione del compito di decidere sull'immunità a un giurì composto da ex presidenti della Corte Costituzionale.    ELEZIONE SENATORI Il testo della riforma prevede che, in attesa di una legge ordinaria che regolerà le modalità di elezione dei senatori da parte dei consigli regionali, la prima elezione si svolgerà con il meccanismo dei listini bloccati. Ma le liste bloccate suscitano parecchi malumori trasversali e potrebbero essere eliminate nel corso dell'esame dell'aula.   NUMERO DEPUTATI quasi tutti i gruppi parlamentari del Senato hanno presentato emendamenti volti a tagliare il numero dei deputati. La richiesta non riguarda solo "ribelli" e "frondisti": un emendamento pro-tagli di Montecitorio è stato firmato da 50 senatori Pd, numero di gran lunga superiore a quello della minoranza raccolta intorno a Chitti e Mineo. Possibile che l'aula dica sì a una sforbiciata della Camera.    LEGGI DI INIZIATIVA POPOLARE Il testo delle riforme alza il numero delle firme per presentare alle Camere una legge di iniziativa popolare, portandole da 50mila a 250mila. In cambio, si assicura la certezza che le proposte presentate dai cittadini saranno esaminate e votate e non finiranno dentro un cassetto. Il forte pressing per una riduzione delle firme potrebbe portare a una limatura (si parla di 150mila firme).

REFERENDUM Anche i referendum abrogativi vedono salire il numero delle firme necessarie per essere presentati: ora ne servono 500mila, il governo aveva proposto un milione, ci si è accordati per 800mila , ma la cifre potrebbe essere ulteriormente ritoccata.

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