venerdì 17 novembre 2017
Passa posizione gradita all’Italia, stop agli obblighi per Paesi di primo approdo. Il testo prevede la redistribuzione automatica dei migranti. Voto contrario dei Paesi dell’Est e di M5s
La spinta di Strasburgo: rivedere le regole sull’asilo
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Con amplissima maggioranza il Parlamento europeo ieri ha approvato la sua posizione negoziale sulla riforma del regolamento di Dublino sull’asilo (390 sì, 175 no e 44 astenuti). A favore Socialisti, Popolari, Liberali, Verdi, Sinistra, il 64% dei deputati. Un testo che presenta la versione (già approvata il 19 ottobre in sede di Commissione Libertà civili) dell’Europarlamento sulla riforma, e che va tutta nel senso dell’Italia.

Scompare il concetto del primo Paese di approdo come Stato che dovrà concedere protezione, i richiedenti asilo saranno ridistribuiti in modo automatico e senza soglie minime nei Paesi in cui hanno particolari legami familiari o personali o nei quattro più lontani dalla quota prevista dalla Commissione Europea per ogni Stato membro. Non basta: si sopprime l’obbligo per il Paese di primo arrivo di valutare l’ammissibilità della domanda di asilo del migrante (tranne in casi di «manifesta» inammissibilità), toccherà agli Stati di destinazione.

Inoltre, per scoraggiare i movimenti secondari un migrante che si sposti in un secondo stato membro, non sarà automaticamente rispedito nel Paese di primo di approdo (come accade ora), ma in un altro Stato a caso. Infine, il testo prevede misure per velocizzare l’assegnazione di tutori ai minori ed elimina la possibilità che uno Stato si sottragga all’obbligo di accogliere i migranti pagando, anzi si introduce la minaccia di un taglio dei fondi Ue a chi rifiuta l’accoglienza.

Con questo sistema, commenta Cécile Kyenge (Pd), «un richiedente asilo che sbarca in Italia sbarca in realtà in Europa, con un’equa ripartizione delle responsabilità in nome del principio di solidarietà su cui l’Ue è fondata».

«Con questo voto – ha commentato il presidente dell’Assemblea Ue Antonio Tajani – il Parlamento ha compiuto un importante passo avanti verso la riforma, adesso agisca il Consiglio Ue (che rappresenta gli Stati membri ndr), possibilmente in tempi rapidi». In effetti, la riforma va approvata proprio dal Consiglio Ue, su posizioni lontanissime e spaccato, con i Paesi dell’Est contrarissimi a ogni forma di ridistribuzione. Così la sca- denza per un’intesa è via via scalata da giugno a dicembre 2017, e ora di nuovo a giugno 2018 e l’Italia teme un compromesso al ribasso. Ieri a Strasburgo hanno votato contro i rappresentanti est europei. Paesi, ha detto Massimiliano Salini (Forza Italia) che «ora devono avviare un’autocritica e dire chiaramente a quali condizioni intendono restare nell’Ue ». Polemiche soprattutto sul fronte italiano: mentre la Lega Nord si è astenuta, si registra il no compatto dei Cinque Stelle.

«La nuova riforma – si legge in un comunicato – è una gabbia perché obbliga l’Italia a gestire tutti i migranti economici arrivati». «Non è così – ribatte Elly Schlein, eurodeputata italiana e relatrice su Dublino per i Socialisti – perché non starà più al Paese di primo ingresso stabilire l’ammissibilità della domanda di asilo» e valutare chi è migrante «economico» o meno. I grillini, ha tuonato anche Patrizia Toia, capo delegazione Pd al Parlamento europeo, «difendono le regole che scaricano sull’Italia tutto il peso degli sbarchi».

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