giovedì 19 maggio 2016
Il ministro Costa alla Camera: «Attaccato per aver detto cose ovvie». Il Pd ci riprova.
INTERVISTA Lo psicologo: «Ma l’apertura ai gay è un rischio»
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In commissione Giustizia arriva il ministro della Famiglia Enrico Costa a parlare di adozione e affido. Un’audizione la sua, in avvio della discussione sulla legge di riforma, che giunge dopo le polemiche scatenate da una sua affermazione volta, in realtà, solo a confermare quanto sempre sostenuto da Area popolare. E cioè che, con l’esclusione delle adozioni dal testo delle unioni civili, ogni spazio per 'sentenze creative' è da considerarsi chiuso, essendo stata colmato un vuoto legislativo. Come è noto, partendo da punti di vista opposti c’è chi arriva a sostenere l’esatto contrario, chi per paventare una nuova ventata di sentenze di questo tipo, chi viceversa per auspicarlo, essendoci la diffusa convinzione - nel Pd - che la stepchil adoption sia ugualmente applicabile, ora, in nome delle adozioni speciali. «In tema di adozioni e affido la priorità è predisporre politiche a sostegno della famiglia per consentire la permanenza del minore nella famiglia di origine, nel supremo interesse del minore», dice il ministro nella sua relazione. Ma, immancabili le domande dei deputati vanno tutte sulla Ma, immancabili le domande dei deputati vanno tutte sulla vexata quaestio della stepchild . Con il leghista Nicola Molteni che accusa i ministri di esprimere posizioni diverse al riguardo, con il forzista Antonio Palmieri fortemente contrario all’apertura, con Nino Marotta di Ap che - in linea con il suo partito e in replica a quanto sostenuto dal ministro Andrea Orlando - si dice convinto che ai giudici tocca ora applicare la legge, non più interpretarla. Ma è il dem Walter Verini a riaffacciare il problema: «Che cosa ritenete che si debba decidere - chiede al ministro in relazione ai casi, qualche centinaio, di figli che già vivono insieme ai partner di una unione civile?». Ma Costa non ha voglia di scatenare un nuovo polverone. «Sono un liberale e sul tema dei diritti civili non ho mai assunto posizioni di retroguardia o svolto considerazioni ideologiche», premette. «Mi pare di aver sostenuto una cosa ovvia e cioè che ogni cosa approvata dal Parlamento va analizzata soffermandosi su cosa c’è scritto, su quanto non è scritto, su quanto durante l’iter era scritto ed è stato soppresso». In altre parole: le adozioni prima erano limitatamente previste nelle unioni civili, ora sono state esplicitamente escluse.  Ora però, sottolinea Costa, la materia è di stretta iniziativa parlamentare. E quando il governo sarà chiamato a dare il parere (a dispetto delle posizioni non univoche emerse in questi giorni dalle parole di Orlando e Boschi, rispetto a Costa) il ministro della Famiglia assicura che «quando ci sarà da esprimere un parere sugli emendamenti, sarà autorevolmente rappresentato». E «il membro dell’esecutivo che fornirà i pareri lo farà a nome dell’intero Governo». Nella relazione di Costa anche l’esigenza di «rendere più efficienti le procedure, con l’obiettivo di semplificare e di ridurre le tempistiche e i costi». Per questo, dice, «è opportuno uno strumento unitario di pianificazione fra Stato, Regioni ed enti locali». Ed è necessario «garantire certezza, serietà e trasparenza delle procedure di adozione nazionali e internazionali». Rafforzando, propone Costa, «le specifiche agevolazioni fiscali già previste per le spese sostenute nei casi di adozione internazionale». Che però - va detto - sono ancora incredibilmente ferme al 2011. Un lavoro di sostegno che va fatto anche in direzione delle famiglie di provenienza «in una prospettiva di prevenzione contro il rischio di abbandono, ma anche di sostegno post adozione». Ed è in questo quadro che Costa inserisce una ipotesi innovativa di cui pure si parla: la cosiddetta 'adozione mite', che comporta «il mantenimento di un legame affettivo tra il minore e la sua famiglia di origine in linea con il principio della continuità affettiva del minore». Una sorta di incrocio fra adozione e affido, in alleanza fra famiglia di origine e adottiva. Ma intanto, nel dibattito politico, si continua ad andare ognuno per la sua strada. Matteo Salvini conferma il suo no alle unioni civili «anticamera delle adozioni gay». Mentre nel Pd prende posizione il fronte che considera la riforma delle adozioni l’occasione per reinserire la stepchild tagliata fuori dalle unioni civili. Le deputate Anna Russomando e Lia Quartapelle hanno formalizzato una proposta che prevede il «totale superamento del sistema attuale» e l’introduzione di una «agenzia pubblica per le adozioni internazionali » che «affianchi gli enti privati che operano nel settore». La riforma, insistono, dovrà occuparsi, «anche del tema della stepchild adoption». Toccherà al capogruppo Ettore Rosato tirare le fila di un dibattito che, nel Pd, si profila complicato. Con Ap che su questo fronte ha già detto che non si torna indietro.
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