martedì 18 febbraio 2020
Le accuse sono di traffico illecito di rifiuti. Scoperta una grande discarica abusiva di materiai speciali, anche pericolosi, compreso amianto, proprio all'interno del Parco Nazionale del Gargano
Un'esercitazione di bonifica di una discarica di rifiuti tossici

Un'esercitazione di bonifica di una discarica di rifiuti tossici - Ufficio stampa esercito / Ansa

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Indagavano sul terribile quadruplice omicidio di San Marco in Lamis, del 9 agosto 2017, nel quale vennero uccisi anche due fratelli innocenti, e hanno scoperto una grande discarica abusiva di rifiuti speciali, anche pericolosi, compreso amianto, proprio all'interno del Parco Nazionale del Gargano.

Così oggi sono finiti in carcere sei imprenditori edili foggiani, accusati di traffico illecito di rifiuti. Rifiuti sui quali, amianto sminuzzato compreso, volevano costruire un B&B. È l'operazione "Black cam" condotta dai Carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Bari, unitamente ai militari del R.O.N.I. del Comando Provinciale di Foggia, coordinata dalla Dda di Bari, coi pm Renato Nitti e Marco D’Agostino.

L'attività investigativa ha avuto inizio nel febbraio 2018 e si è mossa dalla complessa indagine svolta per l'individuazione degli autori della strage nella quale oltre al boss Mario Luciano Romito e al cognato Matteo De Palma, vennero inseguiti e uccisi, due agricoltori, i fratelli Aurelio e Luigi Luciani totalmente estranei, vittime innocenti. Così indagando sui responsabili di quel crimine, gli investigatori hanno scoperto l'illecito ambientale. In particolare le telecamere attivate per seguire i movimenti dei presunti killer della strage, hanno cominciato ad inquadrare strani movimenti di camion che trasportava rifiuti.

E le intercettazioni hanno confermato i sospetti. Il proprietario dell’area, individuata e utilizzata quale discarica, riceveva quotidianamente ingenti quantitativi di rifiuti provenienti da cantieri edili, al fine di assicurare un risparmio di spesa ai cosiddetti "micro conferitori".

"L'attività - ha spiegato il procuratore di Bari, Giuseppe Volpe - è finalizzata alla realizzazione di un ingiusto profitto derivante dal risparmio di spesa rispetto alle corrette procedure di gestione dei rifiuti". Gli sversamenti protrattisi per più mesi, attraverso l'utilizzo di automezzi privi delle previste autorizzazioni al trasporto dei rifiuti, hanno comportato lo smaltimento illecito di circa 70 tonnellate di rifiuti speciali anche pericolosi su un'area di 11mila metri quadri.

Nel corso delle operazioni i militari del Noe di Bari hanno anche sottoposto a sequestro l'intera area adibita a discarica abusiva e i tre automezzi utilizzati per gli illeciti conferimenti. Un'inchiesta importante che conferma il forte impegno della magistratura e delle forze dell'ordine che nel Foggiano stanno tenendo sotto pressione la criminalità mafiosa e non, e soprattutto le stanno togliendo il controllo assoluto del territorio.

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