giovedì 28 febbraio 2013
Tre donne coraggio, dossier a Terzigno. Tre anni fa Rosa, Anna Pina e Anna Rachele presero nota di malati, morti premature e malattie rare. Una tragica statistica che all’Asl rifiutarono di leggere.
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A Terzigno si può morire di spazzatura. Ai piedi del Vesuvio, in un Parco naturale, mostruose discariche, di Stato e di camorra, da decenni avvelenano le persone e svuotano e rendono inutile la fertile terra. E il vulcano addormentato spaventa meno di Cava Ranieri e di Cava Sari e delle grotte riempite di scorie industriali, incubi sempre vivi e presenti. Denunciano e protestano le donne di Terzigno e le associazioni ambientaliste e i comitati civici.  Ma le istituzioni politiche e sanitarie non ascoltano e rifiutano il nesso tra insulti ambientali e aumento dei tumori, nonostante siano ormai numerosi e evidentissimi gli studi. Il bisogno di sapere ha spinto tre anni fa Anna Pina, Rosa e Anna Rachele. Per mesi hanno percorso Terzigno entrando in ogni casa per farsi raccontare storie di dolore, di rabbia e di impotenza. Storie di cancro, purtroppo. Annotando e tenendo il conto delle famiglie e dei malati, delle morti premature e delle malattie rare. Drammatica statistica che all’Asl hanno rifiutato anche di leggere e dove entrano storie di coniugi colpiti dallo stesso tumore, di cancro alla pelle e al colon, di casi di meloblastoma, sarcoma e di leucemie fulminanti, un raro tumore alla lingua e un altro, ancora più raro, al pene. Giuseppe Palmieri, terzignese d’origine, responsabile dell’Unità di Genetica dei Tumori del Cnr e dell’Unità oncologica dell’ospedale di Sassari, è presidente dell’associazione Umana, una onlus che si occupa di prevenzione, sviluppo, promozione e diffusione delle conoscenze in oncologia. In tre anni di monitoraggio sugli abitanti di Terzigno, con 5mila visite effettuate, si è riscontrato un aumento di lesioni neoplastiche, non maligne ma da seguire, in soggetti sempre più giovani, soprattutto per la tiroide e la mammella. Dati illustrati in un recente convegno organizzato nell’ambito di un programma di informazione sulle cause delle patologie tumorali dal periodico locale Il Vesuviano. Il cammino di Rosa e delle sue amiche è segnato da scoperte sconcertanti: una bambina ha avuto le ovaie asportate, una ragazza di 16 anni ha un serio problema alla mammella. E non tutti, chiusi in un comprensibile riserbo, hanno acconsentito a raccontare il loro travaglio. Ma quasi l’80 per cento dei 120 casi di malattie tumorali registrati dal loro censimento casalingo sono concentrati in strade molto vicine alla discarica di Cava Ranieri.«Solo il Registro tumori regionale potrebbe provare con sicurezza quanto l’ambiente incida sui tumori», spiega Palmieri. «Ma – afferma – il Registro è rimasto sulla carta». Così come in Sardegna dove la Regione prendendo a modello il Registro tumori di Sassari e provincia, tutto informatizzato, ha lasciato decadere il progetto. «In Campania, dove l’incidenza oncologica è alta e in aumento – continua – avrebbe più valore per risalire alle cause di una situazione preoccupante». Palmieri spiega come: «Sovrapponendo la mappa dei tumori nella regione a quella delle discariche e a quella delle infezioni virali si potrebbero ricavare dati scientificamente provati e certificati». Così da spazzare via sospetti della gente, dubbi istituzionali e contorte giustificazioni. «È una condizione frustrante: ci avvaliamo solo della nostra esperienza - ammette. - Sappiamo che nelle province di Napoli e di Caserta c’è una maggiore incidenza di tumori al fegato, ma non possiamo trovare e provare la causa. A Salerno è stato avviato da poco il registro tumori, e già si osserva che l’area della provincia confinante con la Calabria ha un’incidenza di tumori in linea con i dati nazionali, mentre aumenta nelle zone ai confini con Napoli e Caserta». Anche se non è certo il rapporto tra rifiuti e tumori, la Campania è in emergenza oncologica per cui, suggerisce Palmieri, occorre subito avviare «l’educazione alla salute, il rispetto dell’ambiente, la raccolta differenziata spinta, la prevenzione sanitaria e il ritorno alla dieta mediterranea». Per non darla vinta ad ogni sorta di monnezza e di criminali.
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