sabato 27 luglio 2019
Difficoltà per lo smaltimento di milioni di ecoballe. E a settembre chiude il termovalorizzatore di Acerra Tra le cause anche la «concorrenza» del Campidoglio che paga di più le ditte del Nord
Rifiuti, quando la Campania non è «felix»
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«Dotto’ per favore scriva quello che ha visto, ci aiuti». Quasi implora l’autista del grande autocompattatore di Asia, l’azienda comunale dei rifiuti di Napoli. Col suo mezzo è da cinque ore in fila per scaricare allo Stir di Caivano. Prima di lui 69 camion, dietro altri 20. In tutto 90 mezzi provenienti dai comuni della provincia. E altrettanti li abbiamo contati davanti a quello di Giugliano. Sono le 17, il termometro segna 37 gradi e dai camion cola il percolato che rende appiccicosa la strada. E c’è una puzza fortissima che si sente a chilometri di distanza.

«Non arrivano i camion per portare via la parte umida perché non sanno dove portarla. Così l’impianto è pieno e noi non possiamo scaricare», spiega ancora l’autista. Altri si avvicinano. Ci dicono che l’attesa media è di un giorno, ma i camion delle ditte private devono aspettarne anche 2 o 3. Così bisogna dare il cambio agli autisti o pagare gli straordinari. C’è chi si organizza, con un tavolino, qualche sedia, borse frigo e un mazzo di carte.

Scene che abbiamo già visto più di dieci anni fa ai tempi dell’ultima (si fa per dire...) emergenza rifiuti in Campania. Se la ricorda bene l’autista che lavora in Asia dal 1988. «Siamo tornati ad allora. Quelli che prendevano i nostri rifiuti ora non lo fanno più. Speriamo nelle navi. Speriamo che trovino un accordo. Dateci una mano».

Ma a settembre potrebbe essere anche peggio, quando il termovalorizzatore di Acerra, gestito da A2A, l’unico della Campania, si fermerà per 40 giorni per manutenzione. La società lo aveva comunicato due anni fa ma si è arrivati fino ad oggi senza trovare un’alternativa dove smaltire o almeno stoccare le "ecoballe" di rifiuti secchi che escono dagli Stir per essere bruciati. Saranno circa 80mila tonnellate (per la parte umida che deve andare in discarica, abbiamo già visto che ci sono già ora problemi).

Così, con l’acqua alla gola la Regione ha proposto di stoccarne in gran parte a Giugliano e Acerra. Ed è scattata la protesta. Sindaci, parroci e cittadini. In particolare a Giugliano dove il luogo scelto è Cava Giuliani, sito appena liberato da 65mila tonnellate di ecoballe. Sito provvisorio, durato 20 anni. Un territorio simbolo degli affari delle ecomafie e del degrado ambientale. Qui ci sono alcune delle discariche più tristemente famose, come la Resit da poco messa in sicurezza. Al di sopra è stato creato un parco pubblico, parco della legalità. Siamo andati a vederlo. Un bel prato, alberi e due grandi murales di Peppino Impastato e Giancarlo Siani. Doveva essere inaugurato il 23 luglio ma il sindaco Antonio Poziello per protesta ha deciso di sospenderla per ora. «Si comportano con Giugliano come quelli che parcheggiano in seconda fila e poi alzano un dito per dire "solo un minuto". A Giugliano questo minuto dura da decenni».

Poco oltre Cava Giuliani c’è infatti l’enorme sito di Taverna del re con 5 milioni di ecoballe. Due milioni e 200mila sono sul territorio di Giugliano. La Regione le sta finalmente rimuovendo ma molto lentamente (devono passare per gli Stir che così si ingolfano ulteriormente). Ne sono partite appena 200mila. Così il primo cittadino è intervenuto in modo drastico sequestrando il sito di Cava Giuliani. «Se picchi sempre lo stesso poi muore - ci dice -. Muore di malattie, e infatti abbiamo il più alto tasso di tumori, muore come economia. Per tutti noi siamo solo la terra dei rifiuti».

Una preoccupazione espressa anche dai parroci di Giugliano e dei vicini Qualiano e Villaricca. «Pur consapevoli che in situazioni di emergenza è necessaria la collaborazione di tutti - hanno scritto in una nota -, riteniamo sbagliata e ingenerosa, la scelta proposta. Giugliano - aggiungono - non vuole tirarsi indietro ma non accetta di essere nuovamente la sporca soluzione di errori, ritardi, sottovalutazioni altrui». Ma, ci tengono a sottolineare, «il nostro non è un "no" sterile. Chiediamo, infatti, ai cittadini uno sforzo di impegno civile. Facciamo ancor più e meglio la raccolta differenziata, e le istituzioni la organizzino in modo ancora più efficace. Più rifiuti differenzieremo e meno ne dovranno finire nei siti di stoccaggio». Poi una precisa richiesta. «Finalmente si realizzino gli impianti che la Campania non ha. Solo così non correremo più rischi di nuove future emergenze».

La risposta della Regione arriva con un piano: 50mila tonnellate partiranno via nave per l’estero (certe per ora solo 25mila). Il resto finirà nei siti provvisori, Giugliano compreso. Probabilmente meno, ma i rifiuti arriveranno. Mentre continuano le file davanti agli Stir. Una storia tutt’altro che finita. L’ennesima emergenza.

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