mercoledì 2 ottobre 2019
La crisi strutturale aggravata dalle dimissioni del Cda dell'Ama, nominato a giugno. E' il sesto a saltare in tre anni di Giunta pentastellata. L'ex ad Longoni: «Assoluta inerzia della sindaca Raggi»
Roma, via Giuseppe Libetta, Ostiense

Roma, via Giuseppe Libetta, Ostiense

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La Capitale è ancora, per l'ennesima volta, sull'orlo dell'emergenza rifiuti. La prova - se non bastasse il panorama sconfortante delle strade - è la proroga di soli 15 giorni dell'ordinanza del 5 luglio da parte della Regione Lazio. Nel documento si legge infatti che «si è registrata anche nel mese di settembre una progressiva diminuzione della capacità di raccolta dei rifiuti urbani e di conseguenza il progressivo diffondersi di fenomeni di ammasso dei rifiuti nella prossimità dei cassonetti». Una situazione che ora allarma i medici. «Il caos in cui versa l'Ama con le ennesime dimissioni dell'ennesimo Consiglio d'Amministrazione e la nomina di un nuovo responsabile preoccupa l'Ordine dei medici di Roma e provincia, che continua a monitorare costantemente la situazione». Visto il «fragilissimo equilibrio» della raccolta dei rifiuti, «non c'è spazio per improvvisi blackout del ciclo di raccolta e smaltimento». Gli accumuli risultano particolarmente pericolosi «nei pressi di scuole, ospedali, luoghi pubblici». I medici temono «che un simile degrado diventi attrattivo per gli animali. Non c'è tempo da perdere», concludono Antonio Magi e Pierluigi Bartoletti, presidente e vice presidente Omceo Roma.

È lo scontro sul bilancio - col Campidoglio che non ha accettato che l'Ama registri un credito dall'Amministrazione di 18,3 milioni di servizi cimiteriali - a costringere il Cda alle dimissioni, il sesto in soli tre anni di Giunta pentastellata, contando anche quello ereditato dalla giunta Marino e immediatamente mandato a casa. Raggi ha nominato come amministratore unico Stefano Zaghis. Una discontinuità dirigenziale che non può che che aggravare il nodo del problema, ovvero la cronica mancanza di impianti di trattamento. Perché Roma continua a dipendere dalla disponibilità delle altre regioni. Una strada costosa, dal punto di vista economico e dell'inquinamento provocato dal viavai dei tir, ma che la Giunta non intende abbandonare, visto che non progetta impianti per ampliano l'offerta di quelli esistenti, obsoleti e insufficienti, continuando a puntare solo sulla differenziata e il porta a porta che - anche se funzionassero - sono una soluzione a medio e lungo termine. E nei fatti a Roma continua a vigere il sistema della "discarica di quartiere a rotazione": l'immondizia cioè non viene raccolta, perché semplicemente non c'è posto non solo per trattarla, ma nemmeno per stoccarla.

Dunque tra quindici giorni, per i rifiuti, Roma «avrà grossissimi problemi», conferma l'amministratore delegato dimissionario di Ama, Paolo Longoni. «Con la fine dell'ordinanza regionale che dispone il trattamento obbligatorio dei rifiuti della città - e che finora non è stata rispettata - ci ritroveremo a patire ancora di più la carenza di impianti dove lavorare e depositare i rifiuti e le difficoltà di Ama di trasferire l' indifferenziato».

«Il tema non è la posta di bilancio - scriveva nei giorni scorsi il Cda nella lettera di dimissioni - (...) ma è assai più grave, e probabilmente più scomoda per l'amministrazione, l'assoluta inerzia e constata mancanza di una fattiva e concreta collaborazione con Ama per superare le situazioni di criticità riscontrate su più piani, durante i 104 giorni di governo societario».

Cadute nel vuoto anche le ultime richieste di Ama di un confronto costruttivo con la Sindaca: «Io e gli altri ex membri del Cda l'abbiamo cercata una settimana fa - racconta Longoni - per chiederle un incontro. Dalla sua segreteria ci hanno risposto che ci avrebbero contattato. Non l'hanno fatto. Noi volevamo anche resistere, ma ci siamo dimessi quando non abbiamo avuto più la fiducia del socio. Ama e il Comune sono la stessa cosa (il Comune di Roma è infatti socio unico di Ama, ndr). Allora che senso ha dire, come ha fatto il Campidoglio, che il denaro dato all'azienda è sottratto ai cittadini?».

Duro il commento di Legambiente Lazio: «Da mesi denunciamo che non ci sono progetti per realizzare impianti, per ammodernare il modello di raccolta, per ridurre i rifiuti o aprire filiere di riuso, e da mesi non c'è nessun assessore ai Rifiuti a mettere in campo idee e politiche - protesta il presidente Roberto Scacchi - Dal Campidoglio abbiamo sentito annunciare l'obiettivo rifiuti zero, ci ritroviamo invece all'anno zero dei rifiuti».



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