mercoledì 24 gennaio 2018
L'uomo aveva pubblicato foto a sfondo sessuale, poi era stato costretto a pagare 5mila euro da un falso ispettore della polizia postale
Ricatto sul web da finto agente, 40enne si toglie la vita
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Ricatto ed estorsione corrono anche sul web. È un copione, ahimè, già conosciuto, “aggiornato” con i nuovi strumenti digitali: un uomo di 40 anni viene ricattato da un finto ispettore della Polizia postale, dopo aver pubblicato annunci e foto personali a sfondo sessuale su un sito online di incontri. Costretto a sborsare 5mila euro, si ritrova stretto nella morsa dell’estorsione e della vergogna, non resiste e si toglie la vita.

Il suicidio è avvenuto quattro mesi fa, ma la verità su quanto accaduto è stata portata alla luce oggi dalla Procura di Nuoro, che ha arrestato 17 persone, tra cui 2 in carcere e 14 ai domiciliari, con l’accusa di fare parte di un’associazione criminale specializzata in truffe ed estorsioni con base a Torino e Vercelli, ma coinvolgendo diversi centri del Nord Italia.

All’avvio delle indagini gli investigatori hanno raccolto una serie di elementi sulle attività online e i profili sui social network dell’uomo, che poi si è suicidato, arrivando così a capire come agivano gli estorsori, in particolare utilizzando dati raccolti su siti d’incontri specifici che raccolgono foto personali e a sfondo sessuale.

In totale sono state raggirate circa 600 persone: in 45 casi documentati i malviventi sono riusciti a intascare uno o più pagamenti per un giro di affari di circa mille euro al giorno. Ma come venivano “rubati” i dati personali? Contattando direttamente gli inserzionisti noti e utilizzati dai siti d’annunci commerciali e di incontri e ottenendo l’acquisizione di informazioni personali e profili social dagli stessi inserzionisti.

Una volta avvenuto il “furto digitale” d’identità e dei dati personali entrava in azione la “Matricola ER432, Ispettore Gigliotti Marco della Polizia Postale di Roma”, così si presentava alle vittime, facendo credere che esistesse un’inchiesta a loro carico per aver frequentato siti web dedicati a incontri e convincendo le persone raggirate che l’inesistente azione penale potesse venire archiviata con il pagamento di una di multa. Multa, che ovviamente, andava pagata, non a caso, in contanti o attraverso una ricarica su PostePay, senza, quindi, essere costretti a nominare il motivo della transazione e con minori garanzie sulla tracciabilità.

Il movimento, virtuale, del denaro sulle PostePay e sui conti correnti online era poi vorticoso e frenetico, in modo che venissero perse tracce dei pagamenti da parte delle vittime. Dopo la prima estorsione, continuavano le pressanti e reiterate richieste di denaro, con cifre che andavano dai tremila fino ai cinquemila euro, ma nel caso di un imprenditore piemontese si è arrivata a un’estorsione da 20mila euro.

Nel caso del 40enne di Nuoro i 5mila euro versati non erano stati sufficienti per porre la parola fine al ricatto; e, temendo che la notizia venisse diffusa sul suo posto di lavoro, l’uomo aveva deciso di farla finita. Soltanto ulteriori ricerche hanno poi permesso di far venire a galla la verità: l’ispettore Marco Gigliotti della Polizia Postale di Roma è risultato essere in realtà un cittadino 39enne di origine sarda residente da anni in Piemonte a capo di una associazione a delinquere dedita, appunto, ad estorsioni e truffe in tutto il Nord. A carico di tutti gli indagati è stato disposto anche il sequestro di beni mobili o immobili per un corrispondente di 100mila euro.

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