giovedì 30 aprile 2020
Nuova riunione tesa fra le Regioni e il ministro Boccia che avvisa: «Ordinanze coerenti o daremo diffide». La Calabria apripista: da oggi bar già aperti, ma con tavoli esterni
La vetrina di una pasticceria a Genova: l'ordinanza della regione Liguria ha permesso l'apertura per il take away  o consegne a domicilio

La vetrina di una pasticceria a Genova: l'ordinanza della regione Liguria ha permesso l'apertura per il take away o consegne a domicilio - Ansa

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Questione di calendario: il braccio di ferro tra governo e Regioni si consuma a dovuta distanza via etere sulla possibilità o meno di riaprire subito le attività a macchia di leopardo, a seconda delle condizioni dei singoli territori. In deroga, dunque, all’ultimo Dpcm del premier Conte. Un pressing che non convince il ministro Francesco Boccia, per il quale «è molto importante dare un segnale di unità. Se non siamo uniti noi non possiamo chiederlo ai cittadini. Ci vogliono unità, serietà e responsabilità». E però, il titolare delle Regioni conferma che dal 18 maggio si potranno valutare le situazioni diverse e iniziare a muoversi in autonomia. Ma non prima. Così alle minacce del ministro per le Regioni, i governatori del centrodestra replicano con una missiva indirizzata a Palazzo Chigi, al presidente della Repubblica Mattarella, ma anche allo stesso ministro competente e alle Camere.

Per Boccia le ordinanze regionali che i governatori annunciano dovranno essere «coerenti con il Dpcm». In caso contrario, minaccia il ministro, «invio una diffida, una lettera con la scheda indicando le parti incoerenti e la richiesta di rimuoverle », a meno che non contengano misure più restrittive. «Se ciò non avverrà, sarò costretto a ricorrere all’impugnativa al Tar o alla Consulta», incalza.

Parole dure in un clima già teso. Più o meno tutte le Regioni hanno adottato ordinanze autonome e ieri Zaia (Veneto), Toti (Liguria) e Fedriga (Friuli Venezia Giulia), si sono rifiutati di ritirarle. Ma a fare resistenza sono anche Lombardia e Sicilia, mentre dalla Calabria Jole Santelli va oltre e da oggi apre bar, ristoranti e pizzerie «con somministrazione esclusiva all’aperto». Così, allo stato, si cammina in ordine sparso. Nella riunione via web Zaia avrebbe difeso la possibilità di recarsi nelle seconde case per la manutenzione delle abitazioni. Cosa possibile in Liguria, già partita con i pasti da asporto nei ristoranti. Dalla Campania (rappresentata dal vicepresidente Bonavitacola), arriva una reazione dura, mentre il governatore dell’Emilia Romagna Bonaccini media.

Sulle posizioni del governo anche il presidente del Lazio Zingaretti, che però invita a considerare la differenza dei contagi nelle singole regioni. Ma per Boccia, solo se la curva non si rialzerà si potrà prevedere dal 18 maggio una ripartenza differenziata. E comunque i nodi da sciogliere restano tanti. Per il governatore lombardo Fontana quello del trasporto pubblico è il più difficile da risolvere, con un distanziamento obbligatorio che sembra impossibile garantire. Oggi la questione verrà affrontata in una nuova riunione con il ministro titolare Paola De Micheli, al quale parteciperà anche Boccia. Mentre il ministro della Salute Speranza è pronto per dare ulteriori direttive, in base alla curva dei contagi. Problemi enormi, che convincono il governatore del Friuli Fedriga a chiedere di restare uniti. Differenziarsi ora, dice, sarebbe da «irresponsabili».

Ma dal Pd, Zingaretti plaude a Boccia e il capogruppo al Senato Andrea Marcucci cerca una linea di mediazione: «Dal 18 maggio – dice - , la fase 2 deve caratterizzarsi su scelte differenziate regione per regione, sulla base dell’incidenza epidemiologica ». Perché, aggiunge, «le riaperture di molti servizi, come bar, ristoranti, parrucchieri non possono avere la stessa data in presenza di dati epidemiologici anche molti diversi».

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