giovedì 7 aprile 2016
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ROMA È ricominciato con un interrogatorio fiume all’imputata Francesca Chaouqui il processo in corso in Vaticano per la divulgazione di notizie e documenti riservati. La pr coinvolta nel cosiddetto Vatileaks2, ormai all’ottavo mese di gravidanza, ha continuato ad accusare il monsignore spagnolo Angel Lucio Vallejo Balda, suo ex sodale, di aver sottratto i documenti poi divulgati. Ha negato di aver passato documenti ai giornalisti coimputati Gianluigi Nuzzi ed Emiliano Fittipaldi («non l’ho fatto, mai e poi mai e non c’è nulla che lo provi»), confermando comunque di aver presentato Nuzzi a Vallejo e che quest’ultimo «consegnò» al primo «una password della sua casella mail». Ha negato di far parte dei servizi segreti («ho solo avuto incarichi in aziende che operano nella sicurezza») e di essersi «mai accostata carnalmente» al monsignore. Ha negato di aver avuto parte in una finta lettera - finora ignota - intestata allo Ior in cui si tratta del Monte dei Paschi contestatagli da Tribunale, ammettendo comunque di aver «forse» collaborato ad una trasmissione televisiva dove Vallejo si sarebbe fatto intervistare a volto coperto. In particolare la Chaouqui ha affermato che sarebbe stato l’astrologo Mauro Iacoboni «a fornire il telefonino, nascosto nella biancheria, a monsignor Vallejo nel periodo in cui era agli arresti domiciliari, a fini di inquinamento delle prove». La scoperta dell’apparecchio da parte della Gendarmeria ha fatto sì che il monsignore sia stato poi nuovamente rinchiuso in cella, dove si trova tuttora. È in base a questa dichiarazione che il promotore di giustizia, al termine di questa settima udienza, ha chiesto alla Corte la trasmissione degli atti riguardanti lo stesso Iacoboni. L’intento dei pm vaticani è quello di aprire un nuovo fascicolo su questa vicenda. L’udienza è iniziata alle ore 10.30 nell’Aula del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano. Presenti oltre al Collegio giudicante presieduto da Giuseppe Dalla Torre e al Promotore di Giustizia Gian Pietro Milano con l’aggiunto Roberto Zannotti - tutti gli imputati, e cioè la Chaouqui, monsignor Vallejo Balda e il collaboratore Nicola Maio (che la pr ha scagionato dall’accusa di sottrarre documenti), i giornalisti Nuzzi e Fittipaldi, con i rispettivi avvocati. Nei giorni scorsi Nuzzi aveva esternato su una possibile grazia del Papa («mi rimetto alle sue scelte»), stigmatizzando la giustizia vaticana che «utilizza codici feudali», dimenticando quanto affermato, ad esempio, da Cesare Mirabelli, e cioè che il Codice Zanardelli, in vigore con aggiornamenti all’interno delle Mura leonine, «ha un’impostazione liberale rispetto al Codice Rocco, al codice autoritario fascista che, sia pure depurato di alcuni reati, è presente ancora nell’Ordinamento italiano». All’inizio dell’udienza è stata presentata dalla difesa della Chaouqui la richiesta di acquisizione agli atti di una chiavetta già precedentemente depositata contenente alcune registrazioni di telefonate. Il Promotore di Giustizia e il difensore di Vallejo hanno argomentato contro l’acquisizione agli atti, in base alle regole processuali per il deposito di documenti e la richiesta di testimoni. Dopo una camera di consiglio di una ventina di minuti la Corte ha rifiutato la richiesta. Il seguito dell’udienza – con un’interruzione dalle 14 alle 15.30 - è stata dedicata integralmente all’interrogatorio della Chaouqui da parte del Presidente, del Promotore di Giustizia e quindi da parte degli avvocati difensori degli altri imputati. L’udienza è terminata poco dopo le 17.30. La prossima è stata indetta per la mattina di lunedì prossimo. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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