Il voto alla Camera sulle mozioni per il conflitto in Ucraina conferma gli esiti attesi, come pure gli equilibri sulla politica estera in seno all’opposizione. Il fronte pacifista resta isolato dalle manovre messe in atto da dem e centristi per le rispettive proposte (su cui il governo si era rimesso all’aula in apertura di seduta), che passano in un gioco di astensioni reciproche. Scontata, invece, la bocciatura dei testi presentati da M5s e Alleanza Verdi-Si, come pure il via libera a quello della maggioranza, con annessa proroga dell’invio di armi a Kiev fino a fine 2023, oggetto del contestato emendamento inserito a sorpresa dal governo nel dl “Nato e sanità in Calabria” in discussione lunedì al Senato e poi ritirato dopo la proteste delle opposizioni.
L’ex “avvocato del popolo”, da parte sua, non ha risparmiato critiche. E anche se nelle fasi iniziali del conflitto, come ha ammesso lui stesso in apertura del suo intervento, l’invio di armi si è reso necessario, le circostanze adesso impongono uno stop immediato: «Il governo ha annunciato l'emanazione di un sesto decreto interministeriale per un nuovo invio di mezzi ed equipaggiamenti militari all'Ucraina – ha ribadito –. Questa non può essere una routine, da inizio marzo. Una decisione simile non può essere assunta senza che sia stato approfondito il quadro nazionale e internazionale nel quale questo nuovo invio andrebbe ad iscriversi. Non sono accettabili scuse: pretendiamo un passaggio nelle aule parlamentari affinché sia garantito ai cittadini il diritto a un'informazione trasparente. Se il governo vuole continuare su questa linea guerrafondaia (armi a oltranza e zero negoziati) non si nasconda, venga in aula e faccia votare il Parlamento, venga a metterci la faccia». A seguire la sferzata dai social: «La maggioranza cala la maschera e mostra il suo vero volto agli italiani» approvando «una mozione a favore della corsa al riarmo e dell'aumento delle spese militari. Il governo Meloni abbandona i lavoratori in difficoltà e ingrassa la lobby delle armi: un Paese alla rovescia».
Sulla stessa linea l’intervento del segretario di Si, Nicola Fratoianni, critico con chi ha ridicolizzato i movimenti per la pace e cercato tra le loro fila gli amici di Putin. Mentre Ettore Rosato ha ribadito la convinzione di Azione-Iv che «smettere di inviare armi all'Ucraina non fa finire la guerra: fa finire l'Ucraina».