martedì 22 novembre 2022
Allarme Aiea sulla centrale di Zaporizhzhia: «Raffica di proiettili di artiglieria sull’impianto, mai così vicini alla catastrofe»
Le bombe russe colpiscono la città di Kherson

Le bombe russe colpiscono la città di Kherson - Ansa

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La catastrofe è questione di centimetri. «Stiamo parlando di metri, non chilometri». Mai il rischio di un incidente era stato così «ravvicinato». Rafael Grossi, capo dell’agenzia Onu per il nucleare, non se la sente di tirare un sospiro di sollievo dopo quello che gli hanno raccontato da Zaporizhia. Più a Sud nella Kherson “liberata” ma tenuta sott’occhio dalle forze russe, arretrate dall’altra parte del fiume, ieri sono piovute granate sui civili durante la distribuzione degli aiuti umanitari. Almeno un morto, diversi feriti, mentre le organizzazioni internazionali stanno sospendendo le attività e sono riprese le evacuazioni.

«A seguito dei bombardamenti dei terroristi russi a Kherson, quattro persone ferite sono state portate all’ospedale regionale. Sfortunatamente, una persona è morta durante il ricovero», ha riferito il vice capo dell’ufficio del presidente ucraino Zelensky, Kyrylo Tymoshenko, in un messaggio su Telegram. «Inoltre, a seguito del bombardamento del villaggio di Antonivka, una donna è rimasta ferita ed è stata anche portata all’ospedale regionale di Kherson».

Alcuni fotografi giunti per documentare quel che resta di almeno quattro camere delle torture in altrettanti luoghi della città riconquistata dalle forze di Kiev, hanno raccontato di essersi dovuti rifugiare mentre sulle strade piovevano i colpi di artiglieria deliberatamente sparati sulla popolazione civile. «Quando siamo usciti per fuggire via - hanno raccontato - abbiamo visto alcune persone vive ma dilaniate».

I festeggiamenti per la sconfitta russa nel Sud sono durati poco. I reggimenti di Mosca restano aggrappati all’argine opposto del Dnipro e i tentativi degli incursori ucraini di prenderli ai fianchi non hanno ancora sortito l’arretramento sperato. Se la città di Mykolayv sembra relativamente più al sicuro, poiché raggiungibile “solo” dai missili e dai raid aerei e non più dai cannoni, Kherson e l’intera provincia restano nel centro del mirino.

Nei villaggi da dove le forze di occupazione sono state messe in fuga intanto emergono ulteriori prove dell’uso di armi vietate dalle convenzioni internazionali, a cominciare dalle “cluster bomb”, i micidiali ordigni a grappolo in grado di seminare morte in area grande come un campo da calcio. A Snigurivka – dove gli ucraini stanno lottando contro il tempo per ricostruire un ponte distrutto dai raid che servirà a far transitare gli aiuti – stati recuperati i resti di sei razzi di questo tipo, insieme ad un missile aria-aria, normalmente montato sui caccia russi Sukhoi. L’intero perimetro della cittadina e centinaia di ettari di campi coltivati sono ricoperti dei piccoli bossoli pronti a esplodere e che le piogge dell’autunno e presto le nevicate renderanno difficili da individuare.

Da Kherson, risalendo verso Olexandrivka e poi più a Nord, a Snigurivka e Antonivka, le prove dell’attacco deliberato ad abitazioni private, scuole, ponti, perfino stalle e granai, sono nel fango, mezze arrugginite dopo settimane esposte alle intemperie. Sono gli scheletri degli “Uragan 9M27k”. Missili alti più di due metri che contengono centinaia di capsule d’acciaio esplosive.

Sono le “bombe a grappolo” che rimangono spesso nascoste tra le erbacce o coperti dal fango. Ma basta inciamparci per venire dilaniati dalle schegge. Gli investigatori addestrati dalla giustizia internazionale a esaminare i possibili crimini di guerra, anche ieri hanno fotografato residui di bombe, edifici distrutti e uno strano razzo che non è stato facile identificare. Si tratta di un R-77 con cui vengono equipaggiati i caccia bombardieri di Mosca.

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A incombere, da Nord, il timore nucleare. Il peggio è stato evitato d’un soffio, durante i combattimenti del fine settimana. Una raffica di proiettili di artiglieria è stata scaricata contro il perimetro dell’impianto nucleare, piombando a ridosso dei reattori e danneggiando un edificio per lo stoccaggio delle scorie radioattive. Kiev e Mosca si sono scambiate le accuse dopo la dozzina di pesanti esplosioni. La centrale, dall’altra parte del fiume Dnipro rispetto alle zone controllate da Kiev, è sotto il controllo della Russia.

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha esortato i membri della Nato a garantire la protezione dai «sabotaggi russi». I media internazionali e le agenzie Onu non sono stati in grado di stabilire le responsabilità. Chiunque abbia sparato contro l’impianto «ha corso rischi enormi e sta giocando con la vita di molte persone», ha rincarato Rafael Grossi. Che ci siano sospetti sui russi lo conferma un dettaglio: Alexei Likhachev, direttore generale della società per il nucleare russa Rosatom, ha confermato di avere negoziato con l’Aiea «tutta la notte». Una notizia che l’agenzia non aveva rivelato.

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