domenica 9 marzo 2014
Respinti tutti tutti e tre gli emendamenti. E subito scoppia la polemica nel Partito democratico. Sandra Zampa (Pd): «Mancano i nostri voti, lo dicono i numeri». Soddisfazione nel Centrodestra. Il governo aveva detto: ci rimettiamo alla decisione dell'Aula.
Bianchi (Ncd): «Sulle donne può saltare l'Italicum»
LA SCHEDA  Un anno a tappe quasi forzate
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Il voto segreto ha tradito le quote rose. Tutti e tre gli emendamenti per introdurle nelle liste dei candidati alla Camera dei deputati sono stati bocciati. Il primo, sulla parità uomini e donne in lista, ha avuto 335 voti contrari e solo 227 favorevoli. Subito dopo anche il secondo, sulla parità di genere 50 e 50 per i capilista è affondato con 344 contrari e 214 favorevoli. Stessa sorte per il terzo che avrebbe potuto dare il via a un 40% di donne tra i capilista in ogni regione. Dopo la bocciatura anche del terzo emendamento sulla parità uomo donna, si è levato in Aula un boato di disappunto e tutte le parlamentari, ed anche numerosi deputati anno abbandonato i propri scranni lasciando l'Aula. L'esito del voto dà il via alle polemiche. La deputata del Pd Sandra Zampa punta il dito anche sul suo partito: «Mancano i nostri voti, lo dicono i numeri», twitta. E questo potrebbe mettere in difficoltà Matteo Renzi anche come segretario del Partito democratico, i cui deputati stanno già discutendo su cosa fare nelle prossime ore, considerando che il partito si è diviso ancora una volta di più. Dai banchi di Forza Italia invece sono arrivati applausi alla fine delle votazioni. Duro Daniele Capezzone (Fi), che su Twitter ha postato: «Battaglia di alcune deputate su quote rosa illiberale e di retroguardia. Bene che emendamenti siano stati respinti». Pure Ignazio La Russa (Fdi) è soddisfatto: «Chi troppo vuole nulla stringe. Hanno esagerato. Ci sono molte donne in posti di responsabilità senza nessuna quota». «Il Pd è diventato cosi succube di un accordo senza razionalità al punto da non riuscire nemmeno ad approvare elementari norme sulla parità di genere. Quelle stesse norme che vanta come pregio del proprio statuto interno, non hanno invece cittadinanza come legge dello Stato», ha detto Giuseppe De Mita (udc), vicepresidente del gruppo "Per l'Italia" alla Camera. Dopo il voto la presidente della Camera, Laura Boldrini, tenendo conto del clima ha sospeso la seduta della Camera impegnata nell'esame della riforma elettorale e ha convocato la Conferenza di capogruppo, che dovrà decidere la tempistica dei lavori. La giornata Libertà di voto sulle quote rosa e governo che si rimetteva al decisioni dell'aula. Dopo un lungo braccio di ferro sulle candidature al femminile, i partiti erano a un compromesso. Ma il destino delle norme che prevedono la parità uomo donna nelle liste elettorali era appeso a un filo e si è visto. Il voto segreto, richiesto da 46 deputati a Montecitorio (di Fi, Fdi, Ncd, Udc) ha dato il ben servito alla proposta sulle donne candidate in misura del 50%. A cercare di sbloccare l'impasse, che di fatto ha bloccato sino a pomeriggio inoltrato i lavori dell'aula con continue sospensioni, un vertice tra il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi e Denis Verdini, braccio destro di Silvio Berlusconi e titolare per Forza Italia della riforma della legge elettorale. All'incontro era presente anche Daniela Santanchè. L'obbligo di inserire le quote rose, definite "incostituzionale" dal relatore Francesco Sisto di Fi, all'interno della legge elettorale ha spaccato il partito di Berlusconi, creando una divisione tra le "colombe", molte deputate azzure si sono presentate in aula vestite di bianco come le colleghe, una novantina in tutti, degli altri partiti, e i sostenitori della linea dura, che contestano soprattutto i continui cambi a quell'accordo sottoscritto mesi fa da Renzi e Berlusconi.  Boschi ha poi incontrato i capigruppo di Fi, Sc e Ncd della Camera ai quali ha comunicato la scelta del governo di attenersi alle decisioni dell'aula. A loro volta i partiti hanno deciso di lasciare libertà di voto ai propri deputati. Ma Fi rimane sostanzialmente contraria e anche nel Pd i distinguo non mancano. L'emendamento Agostini che prevede una percentuale di 60 a 40 per i capilista (non più del 60% uomini), verrà quindi messo ai voti. La vera incognita è il voto segreto, il fatto che su 630 deputati 433 sono uomini e che meno di un centinaio di deputati si sono dichiarati espressamente favorevoli alle quote rosa. Intesa raggiunta in zona "Cesarini" sui collegi. La Camera ha approvato un emendamento alla legge elettorale che delega il governo a disegnare i collegi entro 45 giorni. Era uno dei punti del nuovo accordo Renzi-Berlusconi. Il governo dovrà tenere conto di una serie di criteri: i collegi saranno al massimo 120, coincidenti tendenzialmente con le province; in ciascuno verranno eletti 3-6 deputati. Nel pomeriggio il comitato dei nove della commissione Affari istituzionali, presieduto da Sisto, ha annunciato che l'emendamento salva-Lega è stato stralciato e che verrà invece riformulato l'emendamento sulle multicandidature, saranno possibili in un massimo di otto collegi.   

 

 

 

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