sabato 2 marzo 2013
Il sindaco: «Non pugnalo il leader». Ma dice no alle Camere a grillini e Pdl. L’ex rottamatore lancia delle frecciate ai suoi vertici: «Nello zoo del Pd, troppi tacchini sui tetti e smacchiatori di giaguari. Non servono pure gli sciacalli del giorno dopo».
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​«Niente giri di parole, il centrosinistra ha perso». E ora, la priorità del centrosinistra è «rimettersi in sintonia con gli italiani, non giocare al compro, baratto e vendo dei seggi grillini...». Parla per la prima volta, il sindaco di Firenze Matteo Renzi, dopo l’esito non felice delle elezioni politiche: «Ho praticato la lealtà in tutta la campagna elettorale, non perché mi convenisse, ma perché è giusto rispettare i risultati, sempre. Perché credo che lo stile abbia un ruolo persino in politica...». Inoltre, aggiunge, «ho evitato di fare dichiarazioni dopo il voto perché non volevo finire nel festival di chi la spara più grossa». Poi, però, attacca con l’autorevolezza di chi da tempo aveva invocato nel Partito democratico cambiamenti radicali, prima di esser sconfitto nella battaglia delle primarie da Pier Luigi Bersani. Stavolta è il segretario lo sconfitto, colui che non ha saputo tramutare in un voto di maggioranza nelle due Camere il fortissimo credito che fino all’ultimo il partito pareva avere nel Paese. Il sindaco però non intende infierire: «Ho combattuto Bersani a viso aperto quando non lo faceva nessuno, guardandolo negli occhi – premette Renzi –. Non lo pugnalo alle spalle oggi: chiaro?», avverte. Poi ricorre ad una metafora "animale": «Nello zoo del Pd ci sono già troppi tacchini sui tetti e troppi giaguari da smacchiare per permettersi gli sciacalli del giorno dopo».Secondo Renzi, tuttavia, nei vertici del partito manca ormai la capacità di "leggere" la situazione politica: «Quelli che sono stati zitti durante le primarie e che poi ci spiegano che loro avevano capito tutto sono insopportabili: passi saltare sul carro del vincitore, ma adesso affollare quello del perdente mi suona ridicolo...».La strategia dovrebbe essere un’altra, suggerisce il giovin Matteo sulla sua E-news, bacchettando indirettamente chi, come Massimo D’Alema, aveva proposto l’altro ieri un patto per il governissimo: «Pensiamo di uscirne vivi - domanda Renzi - offrendo a Grillo la Camera e a Berlusconi il Senato, secondo gli schemi che hanno già fallito in passato?». Nessun patto, dunque, con il Beppe furioso (che in giornata del resto ha apostrofato lui e gli big del Pd come «facce da c..o»): «Trovo sbagliato e dannoso – sostiene Renzi – inseguire Beppe Grillo sul suo terreno quello delle dichiarazioni ad effetto, quello della frase di tutti i giorni. Tanto lui cambia idea su tutto, la storia di questi ultimi 30 anni lo dimostra. Grillo non va rincorso, va sfidato. Sulle cose di cui parla, spesso senza conoscerle...».Dal canto suo, il primo cittadino fiorentino sembra star bene dove sta. Le partite per la leadership del partito e quella per un eventuale incarico a formare il governo non paiono interessargli: «Ciò che volevo per l’Italia l’ho detto nelle primarie. Ho perso. Adesso faccio il sindaco», ribadisce per l’ennesima volta, accontentandosi di offrire qualche "consiglio" a Bersani. Nel partito, c’è chi spera di fargli cambiare idea e chi invece ne prende atto, come il governatore emiliano Vasco Errani, che twitta: «Nel dibattito ci sono molte cose, Renzi ha dato una risposta chiara e netta di cui noi tutti dobbiamo prendere atto». Ma qualche segnale lascia immaginare che i giochi restino aperti. Uno per tutti: Renzi, anticipano le agenzie di stampa, riunirà martedì, a Firenze, i parlamentari a lui vicini, per un confronto in vista dei prossimi impegni istituzionali. Un appuntamento fissato proprio alla vigilia della direzione del Pd, in programma per mercoledì.
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