lunedì 28 luglio 2014
Al via una settimana cruciale con la ripresa in aula a Palazzo Madama dell'esame del ddl su Senato e Titolo V. Lettera del premier agli esponenti della maggioranza.
L'intervista di Avvenire al premier (Celletti e Fatigante)
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Quella appena partita è una settimana cruciale per le riforme: tra stasera e domattina, dopo l'ok al decreto Cultura, riprenderà in aula al Senato l'esame del ddl su Senato e Titolo V. Mentre in Aula alla Camera arriva il decreto Madia sulla riforma della Pubblica amministrazione.
 
Sono previsti diversi incontri tra presidente del Consiglio ed esponenti di maggioranza e opposizione. Ma proprio il faccia a faccia tra premier e Silvio Berlusconi in programma domani è saltato. Una infezione virale con febbre, si apprende, costringe il leader di Forza Italia a restare a Milano probabilmente per tutta la settimana.
 
Intanto Matteo Renzi si rivolge direttamente ai senatori, caricandoli di ogni responsabilità per l'immediato futuro delle riforme. Che, per lui, corrisponde con il futuro di lungo periodo di tutto il Paese.  I giornali parlavano stamane della possibilità di una svolta nei rapporti tra il fronte del patto del Nazareno e qualche partito dissenziente. E la notizia è allora la decisione del premier di appellarsi ai singoli senatori. Inutile dire che i primo obiettivo dell'iniziativa sono i titubanti della maggioranza e i dubbiosi di Forza Italia. Non sono molti, ma nemmeno pochissimi. Forzare la mano e andare sempre e comunque alla conta su ogni singolo emendamento potrebbe nascondere più di un'insidia. Il presidente del Consiglio lo sa, e si appella alle coscienze. "I giorni che abbiamo davanti non possono essere buttati via. Non ce lo possiamo permettere noi, non se lo possono permettere gli italiani", esordisce. "È triste" vedere il Senato "costretto a perdere tempo senza poter discutere in modo civile, ma attraverso emendamenti burla". Si sappia semmai che "dalla vostra capacità di tenuta dipende molto del futuro dell'Italia". Termina, Renzi, con una mezza promessa: "La discussione del Senato consentirà di affrontare i nodi ancora aperti" sulla legge elettorale: "Preferenze, soglie, genere". Tuttavia, il primo effetto della lettera è stato quello di ricompattare i senatori che si oppongono alle riforme costituzionali, sia della maggioranza che delle opposizioni, che si sono riuniti nella sala della commissione Affari europei, quella presieduta da Vannino Chiti. Oltre all'ex ministro presenti i dissidenti del Pd, alcuni esponenti dei frondisti di Fi, Mario Mauro di Pi, e altri senatori di M5s, ex M5s e Sel. In mattinata Chiti e gli altri 15 dissidenti del Pd avevano avuto un primo incontro. E iniziano a trapelare le reazioni infastidite dei senatori di Forza Italia. Ma come, protestano, il premier procede ad aperture importanti sulla legge elettorale, senza prima neppure avvisarci, o concordare la cosa con noi? "Per noi valgono gli accordi così come siglati con il patto delNazareno", sentenzia il capogruppo Paolo Romani.  Rabbuiato il co-relatore della riforma, Roberto Calderoli della Lega Nord si aggira in Transatlantico. Nel frattempo nella conferenza dei capigruppo del Senato, riunita per la fiducia sul dl cultura, Lega e M5S chiedono lo slittamento della ripresa dei lavori sulla riforma: da questa sera a domani mattina. Serve tempo, dunque. Luigi Zanda si trattiene, dichiara la sua contrarietà, ma poi non si oppone allo slittamento. Calderoli fa sapere ai cronisti che nel frattempo i relatori (cioè lui e la democratica Anna Finocchiaro) stanno lavorando "seriamente". Come a dire, sono impegnati alla ricerca di nuove mediazioni. È proprio su queste che sperano i 'dissenzienti' di varia natura, a cominciare da quelli del Pd.Mentre Beppe Grillo ha lanciato la campagna M5S: "Renzi contro democrazia - Partecipa. Scarica, stampa e diffondi questo volantino". L'ex comico lancia dal suo blog l'iniziativa del M5S contro la riforma del Senato del Governo. "Renzi impone una riforma del Senato contro la democrazia. Fermiamolo", aggiunge. "La casta si preserva, i diritti dei cittadini vengono calpestati - si legge nel volantino - Vogliono imporre i senatori imposti dalla politica. Senatori selezionati dai consigli regionali e sindaci che così dovranno svolgere un doppio incarico depotenziando entrambi i ruoli. Il 75% degli italiani chiede di votare i senatori. Renzi e Berlusconi li vogliono fare eleggere dalla casta". Nella seconda pagina i cinquestelle elencano alcuni dei punti della riforma, che a loro dire sono critici; al fianco presentano le loro controproposte. "Ma con chi dobbiamo confrontarci, con Matteo Renzi che è un fantasma di interlocutore politico?". Così Grillo, lasciando l'Hotel Forum, ha risposto ai giornalisti che gli chiedevano qual è la situazione del dialogo sulle riforme con la maggioranza". "Siamo in guerra, ma la nostra è una guerriglia democratica, fatta nell'ambito delle istituzioni". "Resteremo sempre - ha aggiunto il leader di M5s - nell'ambito democratico e non ci saranno da parte nostra azioni eclatanti né dimissioni di massa". I giornalisti hanno chiesto a Beppe Grillo se Luigi Di Maio minacci la sua leadership: "Di Maio - è stata la risposta - è una meraviglia. La leadership è quella del web". "Faremo delle guerriglie democratiche", ha detto Grillo entrando a Montecitorio per l'assemblea congiunta dei gruppi parlamentari di Camera e Senato del M5s rispondendo a chi gli chiedeva cosa avessero fatto in merito alle riforme. Da parte della capogruppo Sel a Palazzo Madama, Loredana De Petris, inoltre, è arrivata la conferma che il gruppo non ritirerà i suoi emendamenti al ddl riforme: "Non è che facciamo marcia indietro perché ci hanno insultato". Entrando nel merito di uno dei punti del provvedimento De Petris osserva come le modifiche, in alcuni casi, abbiano peggiorato il testo approdato in commissione. Sull'elezione del presidente della Repubblica, per esempio "non basta allargare la platea, ad esempio agli europarlamentari, allora posso far votare anche i miei gatti", ironizza la senatrice, secondo la quale "il problema è di quorum, se un partito ha la maggioranza in Parlamento comunque avrà i tre quinti per eleggerlo".Il premier, infine, ha incontrato nel pomeriggio a Palazzo Chigi Massimo D'Alema per circa un'ora. Precedentemente si era visto con il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi per fare il punto sull'iter della riforma del Senato alla vigilia della ripresa delle votazioni a ritmi forzati e sui contatti avuti con le opposizioni per cercare di ridurre il numero degli emendamenti.
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