venerdì 3 ottobre 2014
​Il premier alle prese con la delicata questione dei licenziamenti al Financial Times di Londra spiega il motivo della riforma. E conferma: "l'Italia rispetterà il vincolo del 3%". Nuovo plauso da Squinzi, critiche da Della Valle.
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​​L'Italia rispetterà il parametro del 3% anche se lo considera un parametro del passato. Così il premier Matteo Renzi, intervistato da Cnn. "Sono assolutamente convinto che il 3% è un parametro del passato, ma l'Italia è un Paese che ha perso credibilità perchè non ha rispettato i parametri nel passato. Quindi la posizione italiana è chiara: noi rispettiamo il parametro del 3%". Detto questo "se il presidente francese decide per la Francia un importante distacco dai parametri, nessuno può dire che non è corretto e credere che l'Europa sia una scuola in cui ci siano un maestro e gli altri siano studenti. L'Europa, l'Europa è una comunità di destini. Io preferisco la Francia di Hollande e di Valls al 4,4% a quella di Marine Le Pen". Concetto ribadito in un'altra intervista al Financial Times di Londra nella quale il premier ha affrontato anche il tema delicatissimo dell'abolizione dell'articolo 18. "Per la prima volta il Partito Democratico italiano ha votato (per dare) la possibilità agli imprenditori di licenziare dipendenti senza un giudice", ha spiegato il presidente del consiglio. "Con questa decisione l'Italia diventa esattamente come gli altri paesi". Renzi è al lavoro da stamare sul Jobs act e sulla legge di stabilità. Il premier ha trascorso la mattinata tra i dossier e una serie di contatti telefonici, riunciando alla trasferta milanese. Oggetto del contendere la questione dei licenziamenti disciplinari: l'apertura di Renzi alla sinistra del Pd non è piaciuta a Ncd e Fi e il premier si vede così costretto a fare l'equilibrista. Una delle ipotesi allo studio è l'introduzione al posto del reintegro (che di certo resterà per i licenziamenti discriminatori) un super-indennizzo per quelli disciplinari. Un invito a tenere duro sull'articolo 18 arriva, ancora una volta da Confindustria. "Apprezzo la determinazione di Renzi, guardiamo con fiducia al processo in atto" ha detto stamattina Giorgio Squinzi sottolienando che l'articolo 18 è solo un simbolo ma "condiziona" l'immagine dell'Italia nel mondo. "Si pensa che non sia possibile inviestire qui proprio perchè c'è all'artiocolo 18 ma non è quello che crea lavoro, anzi".  Non risparmia le critiche invece Diego della Valle che ieri ha fatto a pezzi l'operato del premier nel corso della trasmissione di Michele Santoro Servizio pubblico. "Non appartiene tutto a lui, non gli si può dare il diritto di pensare che il Paese è suo" è la premessa da cui parte Della Valle invitando Renzi a precenstare un programma serie, realizzabile e utile invece della "boutade mediatiche" come il bonus da 80 euro e l'abolizione dell'articolo 18. "Se farai le cose che dici resti, altrimenti vai a casa".
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