martedì 26 maggio 2015
Fra Toscana e Liguria sprint del premier, che teme l'astensionismo: andate al voto.
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«Andate a votare. Spero che domenica ci vadano in tanti, è il motivo per il quale hanno perso la vita migliaia di persone». Matteo Renzi prende spunto dal 'Memorial day' della Seconda guerra mondiale, nel cimitero fiorentino dei Falciani, per lanciare l’ennesimo appello al voto a quanti, nelle 7 Regioni interessate, pensano che la tornata si possa disertare per approfittare del ponte del 2 giugno. Allo spettro dell’astensionismo si somma inoltre l’esito del voto in Spagna e Polonia, col suo portato di malcontento popolare anti-europeista che preoccupa alcuni partiti e ne galvanizza altri, come la Lega Nord di Matteo Salvini e i 5Stelle di Beppe Grillo, che carica i suoi: «Vinciamo per poter abolire le Regioni». Dal canto suo, il premier fa appello al 'popolo del 40 per cento' («Date una mano al Pd»), ma anche il suo ottimismo deve mettere in conto il rischio di un calo. Se è vero, ribaltando l’adagio andreottiano, che il potere può logorare pure chi ce l’ha («Mamma mia come sono ingrassato», scherza specchiandosi nei monitor di «Quinta colonna», su Rete4), allora il clima potrebbe non essere quello carico di aspettative che un anno fa mise le ali al Pd alle Europee, anche per via delle tensioni interne e coi sindacati su Jobs act, scuola e pubblico impiego. Ma Renzi insiste: «L’esito delle regionali non cambia nulla per il governo». Insomma, le ipotesi sul pallottoliere finale non sembrano appassionarlo. Da Forza Italia continuano le frecciate: «Ha già perso, lo sa e mette le mani avanti su un 4-3 che per lui sarebbe una sconfitta... La situazione attuale è un 5-2», sostiene Renato Brunetta. E lo stesso Silvio Berlusconi, in Umbria, prima chiede a San Francesco «di ripetere il miracolo del 2000» e poi galvanizza le truppe: «Se noi dovessimo vincere in Veneto, Campania, Liguria e Umbria, il signor Renzi andrebbe a casa. Ce lo manderebbe la sinistra del Pd...». Proclami a parte, la vera partita tra Fi e Pd potrebbe giocarsi in Campania (dove il governatore uscente forzista Stefano Caldoro starebbe recuperando consensi su Vincenzo De Luca) e Liguria. Ma per quest’ultima Renzi rifiuta la definizione vendoliana di «laboratorio nazionale»: «Le elezioni servono per decidere chi governa e risolvere i problemi della gente – ribatte –, non per i giochi politici romani». Per il premier, votare il candidato civatiano Pastorino anziché Raffaella Paita del Pd, sarebbe un esempio di «bertinottismo 2.0 che manda a casa la sinistra e spalanca le porte alla destra». E liquida sia Grillo («Sembra un biglietto della lotteria vincente non riscosso») che Berlusconi: «Non lo demonizzerò mai, ma vent’anni di centrodestra hanno lasciato macerie».
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