mercoledì 25 aprile 2018
Dopo l'apertura di Martina conta in direzione il 2 maggio. Crescono i "governisti" ma l'ex segretario schiera le sue truppe pronto a boicottare l'intesa, anche nei gruppi
Renzi muove contro l'accordo
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Il Pd verso l’ennesima conta, rischia una nuova scissione. L’ipotesi di un governo con i 5 stelle prospettata dal presidente della Camera Roberto Fico spacca i dem, che pure ottengono la chiusura del 'forno' della Lega da parte del leader grillino Luigi Di Maio. Il reggente Maurizio Martina, a nome dei governisti, si dice disponibile a sedersi al tavolo per vedere le carte dei pentastellati, e soprattutto per verificare che ci siano punti fermi, a partire dall’Europa. Anche se vuole il via libera della direzione. E però l’area renziana insorge, determinata a chiudere a ogni ipotesi di governo con M5s.

Così si consuma un nuovo psicodramma a largo del Nazareno, dove la riunione ai piani alti per concordare la linea prima dell’incontro con Fico offre già l’immagine di un partito spaccato. Il reggente Martina, con il presidente Orfini, i capigruppo Marcucci e Delrio e il coordinatore Guerini studiano le mosse. Il traghettatore ha con sé le adesioni all’intesa di un’area che si va allargando di ora in ora, e che a sera comprenderà anche Piero Fassino. In molti sono disponibili al confronto su punti programmatici e si sentono investiti dalla richiesta del capo dello Stato di sbloccare uno stallo che si protrae da 50 giorni. Il presidente dei deputati Graziano Delrio prova a mediare, insieme con Guerini. Marcucci e Orfini, però, non cedono. Il capogruppo al Senato ha già incontrato Matteo Renzi, chiuso a Palazzo Giustiniani, da giorni lontano dai riflettori, ma costantemente informato sull’evolversi della situazione. L’ex segretario ha chiamato anche Sandro Gozi per fare il punto insieme con il capogruppo. La linea deve restare quella del 'no', insiste Renzi.

Ma davanti al presidente della Camera, nella sala della Lupa, la linea si ammorbidisce. Martina vede le novità intercorse rispetto alle prime trattative tra M5s e la Lega. «Siamo ad un passaggio di fase potenziale – commenta a caldo uscendo – aspettiamo vere risposte sui temi fondamentali (per il Pd, ndr). Attendiamo di capire gli sviluppi e lo faremo con il massimo della disponibilità sempre tenendo fermi i nostri atteggiamenti di queste settimane chiarezza, coerenza e responsabilità nel riconoscimento della fase che il Paese sta attraversano». Pure «non nascondendoci le diversità» anche di programma, «ci impegniamo ad approfondire questo possibile percorso di lavoro comunque coinvolgendo i nostri gruppi dirigenti». Ma soprattutto sentendo la direzione, che verrà convocata probabilmente il 2 maggio. Parole che piacciono a Franceschini, Orlando e Cuperlo. Ma mentre Martina parla, in rete compare l’hashtag 'senzadime'. I renziani danno seguito alle preoccupazioni dell’ex leader dem e anticipano il loro 'no'. Si fanno i conti dei numeri in direzione. Renzi annovera 125 fedeli alla sua linea su 205. I consensi potrebbero essere più ridotti, ma di certo la spaccatura è annunciata.

C’è chi dice che vanno consultati anche gli iscritti. E il deputato Stefano Ceccanti chiede che siano sentiti i gruppi, visto che sono quelli che dovrebbero votare un eventuale governo con i 5 stelle. Il capo dello Stato Mattarella ha già avvisato che darà l’incarico solo in presenza di gruppi compatti e allo stato il Pd non lo è affatto. Ma in serata circola anche la voce di elezioni anticipate, se fallisce questo ultimo tentativo. L’ottimismo cauto di Martina all’uscita della sala della Lupa viene ridimensionato di molto. «Anche aprendo il tavolo con il M5s l’esito non è scontato perché le differenze sono profonde», ammette Delrio. E aggiunge: «Ascolteremo tutti, certo che l’opinione di Renzi è un’opinione che pesa».

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