martedì 25 agosto 2015
​Il premier al Meeting di Rimini parla di immigrazione e di riforme: "Via Imu e Tasi per tutti". (Angelo Picariello)
Contestato all'Aquila. "I soldi per la ricostruzione ci sono"
Renzi, le promesse e le contestazioni
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Una durissima polemica con la minoranza del Pd, che promette di andare sulle barricate se non si andrà a un Senato elettivo, e una lunga arringa contro Matteo Salvini - senza citarlo - per la sua idea di sciopero di tre giorni e le sue polemiche sull’immigrazione. Sono due affondi di politica interna di Matteo Renzi a un Meeting che aveva disertato lo scorso anno: «Sono stato a lungo titubante anche quest’anno - confessa - perché non mi andava di farmi condizionare dai titoli, che ci saranno comunque, sul calore o meno degli applausi». Meeting che gli sottoponeva un tema molto poco provinciale, l’Italia alla sfida del mondo. La sfida, spiega, si vince con le riforme, soprattutto con una profonda riforma della fiscalità: «Le tasse bisogna ridurle però per far guadagnare al Paese, non per guadagnare qualche consenso». Racconta di aver trascorso la pausa estiva a casa, «e mi sono divertito a vedere chi la sparava più grossa». Assegna la palma del numero uno a Salvini, «che vuole bloccare l’Italia per tre giorni. M è 20 anni che è bloccata... La vera sfida è a sbloccarla, con le riforme. L’Italia - aggiunge Renzi a Rimini - ha schiacciato per 20 anni il tasto "pausa", le leggi pensate per bloccare la corruzione dopo Tangentopoli non l’hanno bloccata e hanno bloccato invece il Paese, che è andato avanti in un’inutile lotta berlusconiani contro anti-berlusconiani, mentre l’Europa si allontanava da noi, marginalizzando il Mediterraneo e i Balcani». L’applauso più forte, per una platea che non vuole portare dalla sua parte e che non gli riserva d’altro canto ovazioni («Non vi chiedo i voti, tanto so che non servirebbe a convincervi») è ancora una volta in riferimento a Salvini, sull’immigrazione. Quando dice che non si cura dell’«imprenditore della paura», perché «abbiamo potuto perdere tre voti, ma abbiamo salvato vite umane». Sul piano dell’agenda politica è sulle riforme però l’avvertimento più stringente, questa volta rivolto al suo stesso partito: «Non è moltiplicando le poltrone e moltiplicando le elezioni che c’è più democrazia, non siamo al Telegatto».Porte chiuse, insomma sulla riforma costituzionale, alle richieste che gli vengono chieste sull’elezione dei senatori. Grande sintonia invece con l’impostazione in politica estera del Meeting, emersa nelle introduzioni di Giorgio Vittadini e della presidente della kermesse Emilia Smurro, ossia sulla politica del dialogo, dal Medio Oriente alla Russia: «Tragico errore - dice - pensare di costruire un’Unione Europea contro la Russia». Renzi ha poi lanciato "l'hashtag 'riforme anticasta'.  Abbiamo dimezzato i permessi sindacali. Il sindacato è una cosa bella, ma se riduci i permessi non fa male". Poi ha rilanciato l'impegno per la riduzione delle tasse. "Il prossimo anno toglieremo Tasi e Imu per tutti", ha assicurato Renzi dopo aver sottolineato che "abbassare le tasse non è un modo per recuperare voti, ma è l'unico strumento per aumentare la giustizia sociale del paese ed essere equi". Di più: ridurre il carico fiscale "serve ad aumentare la libertà di un Paese e non il consenso di un premier".Tutti temi che gli procurano applausi e consensi. Nessun accenno invece a tematiche che avrebbero potuto complicare il già delicato approccio con la platea, dai temi eticamente sensibili (a partire dalle unioni civili) alla scuola. E Renzi può così lasciare Rimini con l’idea di un piccolo successo ottenuto in qualche modo fuori casa, dove ha trovato in realtà un po’ anche casa sua. In un Meeting ispirato ai versi del conterraneo Mario Luzi, e segnato dal successo ottenuto dalla mostra del Duomo di Firenze, dove incontra anche il suo professore di religione, don Paolo Bargiggia, ora in terra di missione, e la signora Giovanna con i 4 figli (di cui ricorda i nomi ad uno ad a uno nel salutarli) vedova di Graziano Grazzini, militante di Cl e suo fiero oppositore in consiglio provinciale, ai tempi in cui era presidente, come capogruppo di Forza Italia, scomparso prematuramente qualche anno fa. «Facevamo grandi litigate ma ci rispettavamo - ricorda Renzi -. Per i 50 anni ci scrisse un biglietto in cui si disse "sono lieto e grato". Mi piacque. Anche io sono lieto e grato».

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