lunedì 4 maggio 2015
​​Il premier domenica a Bologna: non saranno tre fischi a fermarci. Ma poi apre al dialogo: il ddl del governo non è prendere o lasciare.
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"Non saranno tre fischi a fermarci". Matteo Renzi, dal palco della Festa dell'Unità di Bologna, ha sfidato i contestatori che lo aspettavano per fischiarlo: precari della scuola e insegnanti che hanno alzato la voce quando il premier ha preso la parola, soprattutto sui passaggi che riguardavano la scuola. "Abbiamo il compito di cambiare l'Italia e la cambieremo, di non mollare e non molleremo", ha detto dal palco, andando a cercarsi gli applausi della maggioranza degli altri duemila che componevano il pubblico della festa.    La contestazione degli insegnanti non è stato, peraltro, l'unico momento di tensione dell'intervento di Renzi alla festa organizzata al parco della Montagnola di Bologna per ricordare i 70 anni della Liberazione e della prima festa dell'Unità, celebrata pochi giorni dopo il 25 aprile. Appena fuori dal parco ci sono stati tafferugli fra le forze dell'ordine e il corteo organizzato dal mondo antagonista bolognese. Il bilancio finale è di tre manifestanti, denunciati per resistenza a pubblico ufficiale, tre contusi, e una festa che si è tenuta in un clima blindato e di particolare tensione. Sotto il palco della festa, in maniera più pacifica ma altrettanto risoluta, hanno invece protestato i precari della scuola e gli insegnanti. Dopo la sfida lanciata loro da Renzi ("rispondo con un sorriso a chi contesta, non è con un fischietto in bocca e urlando che si migliora la scuola: se la Buona scuola non passa continuerete a fischiare senza incidere sull'educazione dei nostri figli") c'è stato un momento di mediazione. Renzi, infatti, ha avuto con alcuni contestatori un lungo incontro, circa un'ora di un confronto serrato sui temi della 'Buona scuolà. "Possiamo discutere nel merito - ha detto Renzi - nel ddl ci sono molte cose che si possono cambiare. Non credo che la proposta del governo sia prendere o lasciare: si può parlare. Ma non lasceremo la scuola soltanto in mano a chi urla. E se il ddl passa 100mila insegnanti entreranno, se non passa continuerete a fischiare. Questa è la differenza".  "Quella di Renzi è stata una prova d'ascolto - ha detto Giovanni Cocchi, uno degli insegnanti che ha partecipato al colloquio con Renzi dopo averlo contestato - non sappiamo quanto dettata dalla propaganda, visto che nei luoghi propri, ovvero il Parlamento, questa capacità d'ascolto non c'è. La distanza fra noi è rimasta immutata e non può essere certo accorciata da un colloquio". Fra gli antagonisti con gli scontri con la polizia e la contestazione dei precari della scuola, sono praticamente passati in secondo piano i malumori interni al Pd, che in questa festa hanno avuto un momento di tensione con il mancato invito di Pier Luigi Bersani, che da queste parti non si è visto neanche come spettatore. L'unico esponente della minoranza venuto ad ascoltare Renzi è stato Gianni Cuperlo, per il resto il parterre era integralmente composto da renziani e da un pubblico di militanti che si è dimostrato in sostanziale sintonia con il premier-segretario.
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