mercoledì 10 aprile 2013
​Nuove scintille nel Pd dopo la mancata nomina del sindaco di Firenze fra i grandi elettori della sua Regione per la presidenza della Repubblica. «Mi avevano detto: vai tranquillo, ti votiamo. Poi è arrivata qualche telefonata da Roma». Stizzito il segretario Pd.
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Nuove scintille nel Pd, e in particolare tra Matteo Renzi e il segretario del Pd Pierluigi Bersani, dopo la mancata nomina del sindaco di Firenze fra i grandi elettori della sua Regione per la presidenza della Repubblica. A Montecitorio dal 18 aprile per eleggere il capo dello Stato si presenteranno il governatore toscano Enrico Rossi (Pd), il presidente dell'Assemblea Alberto Monaci (Pd) e il vicepresidente Roberto Benedetti (Pdl), come conferma oggi un comunicato della Regione. I primi due hanno ottenuto 31 voti, il rappresentante dell'opposizione 14. Renzi ha preso appena 2 voti.Secondo una comune prassi, vengono eletti tra i grandi elettori il Governatore e il presidente del Consiglio regionale. Ma le polemiche dei cosiddetti renziani del Pd si appuntano sul fatto che al sindaco di Firenze sia stato preferito Monaci, senese, presidente dell'assemblea toscana dal 2010 con un passato di militanza nella Dc. Renzi stesso, dopo essere tornato a chiedere elezioni il prima possibile se l'accordo tra Bersani e Berlusconi non andasse in porto, ha spiegato che sulla possibile nomina «mi avevano detto “vai avanti tranquillo ti votiamo”, ma poi è arrivata qualche telefonata da Roma per fare il contrario». «Sono cose che succedono, ma non mi abituerò mai alla doppiezza. Io sono uno che parla una lingua sola, talvolta in modo anche un po' troppo franco e brutale, però quello che dico, lo dico in faccia. Invece altri ti dicono una cosa in faccia e te ne fanno un'altra dietro le spalle. Contenti loro, contenti tutti. Hanno scelto di mandare delegato regionale - ha aggiunto il sindaco di Firenze - un autorevole personaggio della politica e del mondo bancario senese. Auguri, in bocca al lupo e che rappresenti bene la Toscana. Io me ne faccio una ragione», ha affermato. Infine ha anche precisato che essere tra i grandi elettori al Quirinale «era una possibilità, non certo un diritto». Secca e stizzita la smentita del segretario del Pd, Pierluigi Bersani: «Nella sequela di quotidiane molestie mi vedo oggi attribuiti non so quali giochini tesi ad impedire la nomina di Renzi a grande elettore per la Regione Toscana», ha detto Bersani. «Non ho deciso, suggerito o anche solo pensato alcunché a proposito di una scelta che riguarda unicamente il Consiglio regionale della Toscana».Non è l'unica stoccata alla politica e al Palazzo da parte di Renzi: "La politica sembra ferma su se stessa, sembra incapace di decidere, ferma sulle proprie discussioni interne. E tutto ciò arriva anche dai problemi che dà questa legge elettorale italiana va cambiata. Noi abbiamo votato il 25 febbraio, speravamo di andare un po' meglio, ma comunque il risultato che abbiamo ottenuto è un risultato che non ci consente da 46 giorni di governare".
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