venerdì 8 maggio 2015
​La procura di Catania fa il punto dopo l'individuazione del barcone inabissatosi nel Canale di Sicilia lo scorso 18 aprile. Il pm Salvi: ci sono almeno 700 vittime. (IL VIDEO)
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La Procura di Catania ha fatto il punto "sull'individuazione del relitto naufragato il 18 aprile" scorso in cui sono morte centinaia di migranti. È "superiore a 700, circa 800, il numero delle vittime" ha detto il procuratore di Catania, Giovanni Salvi, sottolineando che "il relitto del natante trovato dalla marina è compatibile con queste cifre" e che sono stati avvistati "molti corpi". "Valuteremo possibilità di recuperare il relitto in base ad esigenza di accertare se portelloni erano chiusi o aperti. Uno appare aperto. Quello di poppa appare chiuso, ma bisogna stabilire se si e chiuso per effetto del naufragio" ha detto il procuratore rivelando che "sui 24 cadaveri portati a Malta e sui 28 superstiti di Catania non trovati segni violenza".
"Finora abbiamo visto filmati che non conservano l'alta definizione. Quando oggi arriveranno le navi della Marina Militare avremo un quadro più chiaro. Dobbiamo esaminare il filmato ad alta definizione ma dalle prime immagini sembra confermato impatto di prua e poi con la fiancata sinistra del peschereccio, che ha provocato il ribaltamento insieme allo spostamento delle persone a bordo" ha detto ancora Salvi, incontrando la stampa per parlare dell'ispezione compiuta ieri da mezzi della Marina Militare al relitto del peschereccio inabissatosi il 18 aprile scorso al Largo della Libia. "Non siamo in grado di confermare con precisione il numero delle vittime - ha aggiunto Salvi - ma questo battello è molto simile a quello di un altro caso, di un anno fa, con a bordo 874 persone. Facendo un raffronto tra ciò che ci dicono i migranti, ovvero che erano circa 1200 in attesa di essere imbarcati e che arrivati a circa 800 non ne entravano più, vi é la realistica possibilità che a bordo vi fossero molte centinaia di vittime". L'inchiesta, le cui indagini sono state delegate a Polizia di Stato, Sco di Roma e squadra mobile di Catania, e alla guardia costiera, intanto prosegue oggi con l'audizione dei sopravvissuti davanti al gip, con le modalità dell'incidente probatorio. Sono diversi tra i 26 superstiti quelli che accusano il presunto comandante tunisino, Mohammed Alì Malek, di 27 anni, e il suo mozzo, Bikhit Mahmud, 25 anni, siriano, entrambi arrestati. Alcuni, però tendono a scagionare il siriano: era "un viaggiatore come noi", ha detto ad esempio due giorni fa un eritreo, confermando il ruolo di comandante del tunisino. L'incidente probatorio si tiene davanti al Gip Maria Paola Cosentino.
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