martedì 20 luglio 2021
Oggi conferenza degli enti locali, mercoledì cabina di regia e forse il Cdm. Si pensa a zone gialle se si supera il 5% di occupazione dei posti letto nelle terapie intensive e il 10% in reparto
Il certificato digitale: mercoledì sarà la giornata cruciale che deciderà i criteri sul suo utilizzo che dovrà comunque essere emesso dopo la seconda dose

Il certificato digitale: mercoledì sarà la giornata cruciale che deciderà i criteri sul suo utilizzo che dovrà comunque essere emesso dopo la seconda dose - Ansa

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Sarà mercoledì la giornata cruciale per arrivare a definire il green pass all’italiana. Si va, infatti, verso la convocazione a Palazzo Chigi della cabina di regia tra il premier Mario Draghi e le forze della maggioranza, sulla situazione Covid, che vede un rialzo del tasso di positività al 2,3% e un aumento dei ricoveri.

E nella stessa giornata potrebbe tenersi anche il Consiglio dei ministri, comunque previsto entro la settimana, chiamato a varare per decreto la misura già in vigore in Francia. Ma appunto adattandola alla situazione nostrana. C’è poi da decidere se confluirà nel decreto la proroga dello stato d’emergenza in scadenza a fine mese, che viene comunque data per scontata, vista l’incidenza della variante Delta. Tra i temi sul tavolo della cabina di regia figurano, dunque, i nuovi parametri per stabilire i colori delle Regioni e i criteri per l’utilizzo del 'certificato verde' all’interno dei confini italiani. La questione, che continua dividere la maggioranza, sarà affrontata oggi dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome. A seguire, questi temi saranno affrontati domani pomeriggio dalla Conferenza Unificata straordinaria e nella Stato-Regioni, convocate a breve raggio.

L’ipotesi a cui lavora il governo nel definire i nuovi parametri per la classificazione del livello di rischio Covid (che sarà al centro della cabina di regia) prevede che restino in zona bianca le Regioni che abbiano un tasso di occupazione delle terapie intensive inferiore al 5% dei posti letto, e inferiore al 10% nei reparti ordinari. Altrimenti scatta il giallo.

Nei giorni scorsi per il green pass si era anche parlato di sanzioni ai gestori inadempienti (cinque giorni di chiusura) e multe ai clienti. Sulla necessità di cambiare i parametri si è espresso ieri il sottosegretario alla Salute Andrea Costa. Che sul green pass ha anticipato l’idea su cui ci si sta muovendo. Cioè quella di «una modulazione e gradualità a seconda del quadro della regione».

In caso di peggioramento di una situazione «automaticamente – spiega – ci può essere un’applicazione più ampia» del 'lasciapassare' vaccinale (che inoltre dovrebbe essere emesso solo dopo la se- conda dose e non 15 giorni dopo la prima). Costa parla di «ragionamento di buon senso: se una Regione rimane bianca ci può essere un tipo di utilizzo di green pass, ma se una Regione ha criticità maggiori, piuttosto che chiudere si applica il green pass più restrittivo».

Lunedì in un’intervista il presidente della Conferenza delle Regioni, il governatore leghista del Friuli-Venezia Giulia Massimiliano Fedriga, si è detto favorevole al documento. «Ben venga, se permetterà di riaprire gli stadi, le discoteche e i grandi eventi». Mentre lo ritiene «incomprensibile» per i ristoranti. Che è la posizione di Lega-Fdi e il vero punto di frizione sulla misura. Nella quale l’orientamento del governo sarebbe, però, di prevedere l’ingresso con il pass anche nei locali al chiuso.

Sui temi, connessi, del green pass e della campagna vaccinale, in particolare per i gli under 40, le distanze tra i partiti restano siderali. Tanto che è intervenuto il ministro della Salute Roberto Speranza, per il quale «non sono ammissibili ambiguità da parte di nessuna forza politica». Perché «dalla campagna di vaccinazione dipende la ripartenza e il futuro del Paese». Sulla stessa lunghezza d’onda si è espresso il governatore dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, invitando i politici a spingere per i vaccini.

Domenica c’è stato un botta e risposta tra Matteo Salvini ed Enrico Letta, con il segretario del Pd che ha dato dell’«irresponsabile » all’omologo della Lega per aver definito il passaporto una «ca...ta pazzesca». «Il caldo fa brutti scherzi» controreplica il leader del Carroccio. Che insiste sulla necessità di proteggere le persone fragili, ma senza «rinchiudere gli italiani ». Il vaccino serve, prosegue, «non si tratta di essere no vax, ma da qui a parlare di vaccino obbligatorio agli studenti di 14 anni ce ne passa, non saremo mai per l’obbligo o le multe». E per rafforzare il concetto usa un’immagine: «Mi rifiuto di vedere qualcuno che insegue mio figlio di 18 anni con un tampone o una siringa».

La presidente di Fdi, Giorgia Meloni rincara la dose parlando di un eventuale obbligo vaccinale come di scelta che «oltre a devastare l’economia, sarebbe liberticida e inutile». Forza Italia, d’accordo sui ristoranti, non segue , però, gli alleati su questo terreno. Il senatore Francesco Dal Mas parla di vaccini e green pass come di «binomio inscindibile» e definisce «devastante il messaggio di chi vorrebbe limitare la vaccinazione per gli under 40» in un momento in cui la campagna vaccinale «sta andando bene, ma la diffusione del Covid rialza la testa». Per il green pass continuano a pronuciarsii Iv e Pd. Letta chiede «regole certe» per non lasciarlo «in un limbo nel quale ognuno interpreta le cose come crede e poi, ovviamente, si scatenano i peggiori istinti».


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