domenica 6 giugno 2010
Viaggio nelle politiche delle amministrazioni regionali per sostenere la natalità: dalle misure in favore delle donne in gravidanza che scelgono di tenere il bambino, al supporto per i nuclei più numerosi. Un panorama di provvedimenti spesso episodici e limitati.
- La maternità valore sociale: unica via per sostenerla davvero di A. Morresi
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Ci sono Regioni italiane che spendono parecchio per sostenere le donne che abortirebbero se non avessero un aiuto economico durante la gravidanza; ci sono Regioni che hanno intenzione di "imitare" chi è più avanti, ma che non hanno ancora messo mano al portafoglio. Chi ha Fondi dedicati al sostegno delle famiglie, chi proprio non ha tra le priorità questo tipo di aiuto, anche solo per mancanza di copertura finanziaria. Dopo l’iniziativa della Lombardia facciamo il punto.Mamme e nuovi natiIl Friuli Venezia Giulia stanzia 5 milioni di euro l’anno per l’«assegno di natalità», suddivisi tra primo nato, figli successivi e gemelli. L’assegno esiste dal 1993, ma ha avuto una battuta d’arresto nel 2006 per poi essere ripristinato nel 2007 con effetto retroattivo. Requisito: risiedere da 5 anni in regione. In fase di studio l’assegnazione di un budget per le gestanti in difficoltà. Si chiama invece assegno «Prima dote» e ammontava a 500 euro la misura assunta in Puglia tra il 2008 e il 2009. Il 3 maggio 2010 è scaduto il nuovo bando per il contributo «Prima dote» ai bambini tra 0 e 36 mesi; prevede un contributo mensile per un anno: 200 euro fino a 4.000 di reddito; 150 euro tra i 4.000 e i 5.000; 200 euro se si ha un figlio e un disabile. Lo stanziamento complessivo è di 5 milioni.In Piemonte le politiche di tutela della maternità rientrano sotto la voce «Percorso nascita», un ampio programma coordinato tra Regione, Asl e Comuni. Tutte le donne incinte ricevono le impegnative mutualistiche esenti da ticket, gratis il corso pre-parto. Per le donne gravide con difficoltà economiche ci sono aiuti nell’assegnazione di alloggi in edilizia convenzionata, inserimento in case-famiglia e visite domiciliari. Un contributo diretto viene assegnato nella Provincia autonoma di Bolzano alle strutture per mamme in difficoltà gestite dal Movimento per la vita o dalla Provincia (la Casa della madre), tramite finanziamenti previsti dalla legge 13 del ’91. Nella Provincia autonoma di Trento vengono sostenuti i centri di accoglienza per madri in difficoltà (per lo più Cav) tramite un contributo alle spese gestionali. La Valle d’Aosta, in sostegno alla maternità, nel 2007 ha approvato un assegno post-natale per i bimbi nati dopo il 1° luglio 2007 o che compiano il primo o il secondo anno a partire da quella data: per il 1° figlio 575 euro l’anno; per il 2° figlio 856 euro; per il 3° figlio 1.154. Dal 3° in poi l’aumento è di 286 euro l’anno. In Molise e «Disposizioni a tutela della maternità delle donne non occupate» risalgono al 12 gennaio 2000 e sono ancora in vigore: veniva allora istituito un Fondo che copriva i due mesi precedenti il parto e i tre successivi. Si parlava di 500mila lire mensili, con adeguamento Istat (e oggi con i fondi in euro). Il «bonus» saliva a un milione di lire per ogni altro figlio a carico. Contributi alle famiglieLa Liguria eroga 2 milioni di euro per i consultori sia privati che pubblici e per i centri anti-violenza. Il «Progetto famiglia» aiuta nuclei con 4 o più figli. È del 16 febbraio 2010 la legge regionale dell’Umbria che all’articolo 17 assicura la copertura finanziaria (3 milioni) in favore delle famiglie più esposte al disagio e alla povertà. La giunta regionale ha appena messo a disposizione un ulteriore milione di euro «per affrontare il tema delle famiglie vulnerabili in questo momento straordinario». Le Marche, data la carenza di fondi, difficilmente introdurranno un bonus come quello della Lombardia, ma la legge regionale 30 del 1998 (un milione e 100mila euro di stanziamenti) prevede, tra le altre cose, il sostegno alla natalità, all’adozione e al finanziamento di progetti di solidarietà per le donne in difficoltà, non sposate, gravide e per ragazze-madri. La giunta regionale della Sardegna punta sul «capitale sociale bebè» e ha approvato proprio questa settimana il «bonus famiglia»: aiuti per i 3mila nuclei, residenti in Sardegna al 30 aprile 2010, con 4 o più figli. Il contributo è di 1.000 euro per ciascuna famiglia. Lunedì scorso il Consiglio regionale della Calabria ha invece dato l’ok a un progetto di legge che prevede la riduzione del costo della politica di 1,3 milioni di euro. I risparmi finanzieranno la legge regionale sulla famiglia del 2004, che era rimasta in un cassetto. La Regione Emilia-Romagna assegna prestiti sull’onore a famiglie in difficoltà con figli minorenni, a tasso zero e con un piano di restituzione concordato. Il prestito riguarda persone, singole o in coppia, che abbiano o stiano per avere figli. La Regione Veneto punta al sostegno concreto alla natalità mediante misure a favore delle famiglie con tre figli quali interventi sulle tariffe di elettricità, gas, rifiuti, trasporto pubblico. Progetti in vistaLa Regione Basilicata potrebbe presto adottare un provvedimento che ricalca, nelle linee fondamentali, quello scelto dalla Regione Lombardia per le mamme in difficoltà. Una scelta che affronterà dopo l’estate. Nel Lazio la proposta è di istituire un «bonus mamme» di 250 euro per 18 mesi. A sostegno della maternità la Toscana vorrebbe destinare (il provvedimento è ancora da approvare) 2mila euro l’anno alle mamme in difficoltà, mentre per ha chi ha un figlio nato nel 2010, è a basso reddito e vive in un alloggio in affitto vengono dati contributi per pagare affitto e retta del nido. La Sicilia punta a riorganizzare i consultori stanziando 4 milioni e 400mila euro, la Campania vantava 5 anni fa un «reddito di cittadinanza», 500 euro al mese per le famiglie bisognose, che oggi, per mancanza di copertura finanziaria, è scomparso. Stessa carenza di fondi in Abruzzo dove l’unica legge a favore delle donne incinte e disoccupate risale al ’97, ma dal 2000 se ne è persa traccia.
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