sabato 22 settembre 2012
Il governatore: «Ci sono i tagli da votare, non lascio». Il Consiglio regionale del Lazio abolisce le commissioni speciali e dimezza quelle permanenti da 16 a 8. Chiara Colosimo nuovo capogruppo Pdl. Vertice tra pm e Gdf in procura dopo il blitz di ieri alla Pisana. Governatrice attacca Bersani: «perché non si è dimesso per Lusi e Penati?».
La Finanza alla Regione Campania, indagini per peculato
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"Oggi abbiamo centrato l'obiettivo, ciò che avevo chiesto: abbiamo dimezzato le commissioni, abolito quelle speciali, azzerato i trasferimenti al consiglio regionale. Ora metteremo in campo un regolamento serio". Così la presidente della Regione Lazio Renata Polverini, nel prendere la parola davanti al Consiglio regionale del Lazio, che ha varato i tagli da lei chiesti dopo lo scandalo sulla gestione dei fondi del Pdl. Niente dimissioni, dunque. Il centrodestra resta alla guida della Regione. "Se ve la sentite di andare avanti? Io me la sento", dichiara in chiusura del suo intervento la governatrice. Poi rivolta al segretario del Pd Bersani: "Dice che mi devo dimettere ma mi deve spiegare perché non lo ha fatto lui davanti alle vicende Lusi e Penati". All'indomani di un nuovo blitz della Guardia di finanza alla Pisana, si è svolta la riunione decisiva del Consiglio regionale per votare i tagli voluti, anzi imposti politicamente dalla presidente Polverini per restare. "Con i tagli che abbiamo fatto i cittadini del Lazio avranno venti milioni in più", sottolinea la governatrice nel suo discorso in Aula. "Abbiamo azzerato e revocato ogni investimento, ad esempio la nuova palazzina non si farà, abbiamo revocato l'assegnazione delle auto blu, sciolto i monogruppi e creato l'impianto razionalizzazione dei fondi". Il Consiglio del Lazio ha approvato all'unanimità l'abolizione delle tre commissioni speciali. Sono così sciolte le tre commissioni speciali 'Federalismo fiscale e Roma Capitale', 'Sicurezza ed integrazione sociale, lotta alla criminalita' e 'Sicurezza e prevenzione degli infortuni sui luoghi di lavoro'. Poi, sempre all'unanimità e alla presenza della governatrice (assente in principio di seduta) è stato votato il dimezzamento delle commissioni permanenti, dalle 16 attuali a 8. Dovrebbe essere, almeno nell'aula del Consiglio regionale del Lazio, l'atto finale dello scandalo fondi Pdl. Alle 11.30 il Consiglio si è riunito per varare i tagli voluti, anzi imposti politicamente dalla Polverini per restare: via le tre commissioni speciali e dimezzamento di quelle ordinarie. Ma al voto non andrà invece la riduzione dei consiglieri e assessori.  Riduzioni ai quali l'aula dovrebbe dare l'ok senza difficoltà. Poi, solo dopo il voto sulla riduzione drastica dei costi del Consiglio, la Polverini manifesterà la sua intenzione: restare o lasciare.LO SCANDALO DEI FONDIUna nuova perquisizione degli investigatori del nucleo valutario della Guardia di Finanza nella sede del Consiglio regionale del Lazio, in via della Pisana a Roma, per ascoltare alcune persone e cercare riscontri alle dichiarazioni e alle carte depositate da Franco Fiorito. È il primo atto compiuto ieri mattina dalla procura di Roma, dopo il lungo interrogatorio di mercoledì, ben sette ore, dell’ex capogruppo del Pdl alla Regione Lazio, indagato per l’ipotesi di peculato, legata al presunto uso personale di centinaia di migliaia di euro provenienti dai fondi regionali del partito. Se le verifiche dovessero trovare conferme, nell’indagine potrebbe finire un’altra decina di consiglieri, alcuni dei quali tirati in ballo dallo stesso Fiorito nel corso dell’interrogatorio-fiume dell’altro ieri, al quale l’indagato non si era recato a mani vuote, portando con sé due casse di documenti: l’archivio contabile del Pdl alla Pisana, con fatture relative alle spese del gruppo pidiellino, che conta 16 consiglieri, che Fiorito ha consegnato al pm Alberto Pioletti e al procuratore aggiunto Alberto Caperna, titolari dell’inchiesta che, dipanandosi fra bonifici all’estero, ostriche, champagne e feste in costume, sta provando a far luce sull’utilizzo dei fondi dei gruppi politici in Regione.A loro, l’ex capogruppo pidiellino avrebbe spiegato come l’ammontare dei fondi assegnati ai gruppi del consiglio regionale del Lazio ed all’Ufficio di Presidenza per le finalità politiche di ciascun componente viaggi sui 17 milioni di euro l’anno. In virtù di un accordo tra i gruppi politici alla Regione a ogni consigliere spettano 100mila euro l’anno, da utilizzare per attività politiche. Nel Pdl però un accordo avrebbe disposto l’aumento della cifra per ogni incarico ricoperto: lui stesso, in quanto consigliere, capogruppo e presidente di una commissione, avrebbe percepito 300mila euro. Impiegati in che cosa? Solo per le attività politiche previste dalla finalità dei fondi o in altro? È l’interrogativo da cui origina l’inchiesta della procura. Nel caso di Fiorito, i magistrati sospettano che abbia utilizzato un milione di euro (degli 8 spettanti al gruppo del Pdl) a fini di arricchimento personale. I pm indagano su 109 bonifici per complessivi 753mila euro, destinati a conti di 12 banche (5 in Spagna e 7 in Italia) e su numerose abitazioni (compresa una villa nel parco del Circeo), terreni, auto e moto di lusso intestate all’indagato. Lui però, ieri sera, davanti alle telecamere di Skytg"4 e Porta a Porta, si è difeso: «Ho consegnato ai magistrati sei milioni di euro in ricevute, non solo mie ma di tutto il gruppo».Ma il Batman di Anagni, com’è soprannominato nel suo feudo elettorale, è ancora l’unico sospettato di aver impiegato per fini personali quei fondi? In procura su questo c’è stretto riserbo. La Finanza dovrà verificare i documenti di Fiorito e riscontrarne le affermazioni con le carte prelevate durante le perquisizioni. Finora, sintetizzano fonti giudiziarie, «nel corso dell’inchiesta è stato appurato che il Pdl laziale aveva», quantomeno, «una gestione caotica dei fondi». Ai pm, Fiorito avrebbe fornito altri elementi, ancora non decisivi ma utili a definire meglio il quadro d’insieme. «Mi ossessionavano e mi pressavano, con continue richieste di soldi», avrebbe raccontato riferendosi ad alcuni colleghi di partito e rappresentando come, «dopo suoi controlli, sarebbero emerse anomalie contabili». Fiorito avrebbe tirato in ballo i nomi di una decina di consiglieri (fra i quali «Giancarlo Miele, Andrea Bernaudo, Carlo De Romanis, Lidia Nobili, Stefano Galetto»), ma soprattutto il suo avversario interno Francesco Battistoni, capogruppo dopo di lui e da ieri anch’egli dimissionario: «È una persona bieca e in malafede - ha accusato Fiorito iera sera in tv -. Sono stato indagato perchè il mio successore è andato in banca, ha scoperto bonifici all’estero e ha chiesto all’istituto di segnalare questi movimenti. Parte tutto da questa piccola vendetta politica».In merito invece ad una presunta acquiescenza della governatrice Renata Polverini («Non poteva non sapere», avrebbe detto Fiorito ai pm durante l’interrogatorio) ieri sera lui stesso - intervistato da SkyTg24 e nella trasmissione Rai "Porta a porta" - ha smentito con forza quanto riportato dalle agenzie di stampa: «Non ho mai parlato della Polverini». E ripete: «Sono una vittima, cì’è stata una congiura nei miei confronti». Nel frattempo, l’inchiesta prosegue e, secondo uno dei suoi avvocati, Enrico Pavia, rischia di «portare a sviluppi clamorosi e colpi di scena inimmaginabili».

 

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