lunedì 1 giugno 2015
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​Ci sono due sinistre che hanno perso a Genova, nel voto che ha eletto a sorpresa Giovanni Toti presidente della Regione Liguria. Anche sommando, infatti, i consensi raccolti da Raffaella Paita, la donna che secondo gli auspici di Renzi avrebbe dovuto raccogliere il testimone da Claudio Burlando, e quelli di Luca Pastorino, il “civatiano” che si è candidato come alternativa al nome sponsorizzato dai vertici del Pd, si resta ben sotto al 41,7% raccolto solo un anno fa dal Partito democratico sotto la Lanterna. Dov’è finito il piccolo plebiscito registrato allora? È assai probabile che diversi elettori in libera uscita si siano schierati con la Lega, mai vista a questi livelli in regione, o con il Movimento Cinque stelle, entrambi simboli di una protesta anti-sistema che fa ancora breccia in un territorio segnato da disastri ambientali e da numerose crisi industriali. Senza dimenticare che l’astensione è un boomerang. Nel maggio scorso favorì Palazzo Chigi, che portò a casa un risultato “monstre”, mentre adesso lo penalizza, con la disaffezione evidente di militanti e simpatizzanti democratici: i dati sull’affluenza dicono infatti che in Liguria alle urne è andato solo un cittadino su due.
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