martedì 5 luglio 2016
La consultazione proposta dal governo ungherese sarà valida con l'affluenza del 50% dell'elettorato (4 milioni di elettori). A livello di Ue, l'Ungheria aveva votato contro il piano di ricollocamento di 160mila profughi tra i 28 Paesi in base a quote obbligatorie, approvato però dalla maggioranza dell'Unione.
Ungheria, referendum sui profughi
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«Volete o no che l'Ue possa obbligarci ad accogliere in Ungheria, senza l'autorizzazione del Parlamento ungherese, il ricollocamento forzato di cittadini non ungheresi?». È questo il quesito del referendum indetto per il 2 ottobre dall'Ungheria per decidere se accettare di accogliere i profughi giunti in altri Paesi dell'Unione europea, in base al sistema europeo di quote di ricollocamento dei profughi. La consultazione è stata proposta dal governo ungherese di Viktor Orban, ed approvata dal Parlamento il 10 maggio. Sarà valida con l'affluenza di almeno 50% del elettorato (4 milioni di elettori). A livello di Ue, il governo ungherese di Viktor Orban aveva votato contro il piano di ricollocamento di 160mila profughi tra i 28 Paesi in base a quote obbligatorie, approvato però dalla maggioranza dell'Unione. In base a quanto stabilito dalla Ue, l'Ungheria dovrebbe accogliere circa 1.300 migranti da ricollocare, ma il governo ungherese teme un sistema di quote e con il referendum vuole mettere le mani avanti con l'indizione del referendum nazionale. «Volete che l'Ue prescriva il ricollocamento obbligatorio di cittadini non ungheresi in Ungheria senza l'approvazione del Parlamento ungherese?», recita il testo referendario. Secondo Orban, il piano viola la sovranità nazionale e suscita timori per il possibile ingresso nel Paese di «terroristi». Per il premier, Bruxelles non ha il diritto di «ridisegnare l'identità culturale e religiosa dell'Europa». L'opposizione democratica accusa Orban di voler portare il paese fuori dall'Ue, seguendo l'esempio britannico. Circa 400mila rifugiati sono passati per l'Ungheria nel 2015 prima della costruzione del muro che ha sigillato i confini meridionali.
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