venerdì 30 settembre 2022
Una votazione alla Camera in un'immagine d'archivio

Una votazione alla Camera in un'immagine d'archivio - Fotogramma

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Tra esclusi ripescati ed eletti "illegittimi", il valzer dei seggi continua a tenere banco. Dopo l’intervento della Cassazione, con annesso riconteggio, la politica si divide tra chi rivendica il saldo invariato degli scranni assegnati al proprio partito (ma attende le dovute verifiche) e chi coglie l’occasione per intensificare il pressing sul cambio della legge elettorale. Certamente il dibattito proseguirà ancora per un po’, anche perché, per sbrogliare definitivamente la matassa, la Suprema Corte dovrà considerare le compensazioni che riguardano i candidati plurieletti (tra i nodi ancora da sciogliere), e spetterà poi alle Corti d’appello la proclamazione definitiva dei nuovi parlamentari.

Nel limbo tra l’elezione e l’esclusione ci sono in tutto 44 candidati, 33 alla Camera e 11 al Senato e il Rosatellum prevede l’elezione laddove il pluricandidato ha avuto il risultato peggiore. Giorgia Meloni, ad esempio, risulta eletta in cinque collegi proporzionali, essendo però la vincitrice anche nell’uninominale in Abruzzo, le subentreranno tutti i cinque secondi. Ma sono diversi i dirigenti eletti in più collegi proporzionali che attendono il dato della Cassazione.

C’è poi il caso di Più Europa, schierata in coalizione con il centrosinistra, che non ha raggiunto la soglia di sbarramento del 3%, ma ha superato l’l%, limite oltre il quale i voti della lista vanno comunque ripartiti tra gli alleati. «Lo sconcertante balletto da parte del Viminale nell’assegnare i seggi mostra la buona ragione di Più Europa nel chiedere il riconteggio per lo 0,05% mancante al quorum – ha messo in chiaro ieri il segretario, Benedetto Della Vedova –. Quelli del Viminale sono dati ufficiosi e provvisori. Non si usino i voti di Più Europa per assegnare i seggi ad altri: aspettiamo il conteggio della Cassazione».

A chiedere una verifica è stata anche Forza Italia, nella convinzione che da parte del ministero dell’Interno ci sia «un evidente errore nell’attribuzione dei seggi» in Campania. «Nella circoscrizione Campania 1 il calcolo assegna 4 seggi alla coalizione di centrodestra – hanno spiegato ieri dall’ufficio stampa del partito –: a npi risulta che due vanno a Fratelli d’Italia e due a Forza Italia. Siamo certi che da una attenta verifica, prima della proclamazione, gli uffici preposti possano accertare questi fatti».

Grane anche per il Pd, che aspetta i riconteggi per l’assegnazione dei seggi in Calabria. Qui i dem hanno candidato Enza Bruno Bossio, deputata uscente che da un primo conteggio era risultata nuovamente eletta alla Camera, ma che mercoledì è stata esclusa sulla base di un aggiornamento della ripartizione. Bruno Bossio è stata inserita al secondo posto nel listino plurinominale della Camera, dietro a Nico Stumpo, primo nella lista in quota Articolo 1. Lo spoglio iniziale aveva assegnato alla coalizione due seggi ma per effetto del ricalcolo il secondo seggio è stato dato ai M5s.

Quello che emerge con chiarezza è l’insoddisfazione per un sistema piuttosto macchinoso imputabile alla legge elettorale. Un problema che il dem Francesco Boccia sembra voler prendere di petto da subito: «Quando si insedierà la Camera, il 13 ottobre, la prima cosa che farò sarà presentare una proposta di legge che introduce le preferenze e non sarò l’unico», ha chiarito rilanciando il cosiddetto "Germanicum" presentato nella legislatura appena conclusa. «Basta eliminare i collegi uninominali del Rosatellum, inserire le preferenze nel proporzionale e mettere una soglia del 5%», ha poi aggiunto.

Non resta che aspettare la Cassazione, confidando che i tempi non si allunghino eccessivamente e sapendo che nella scorsa tornata elettorale nazionale la parola definitiva della magistratura arrivò soltanto dopo 15 giorni dal voto.

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