martedì 21 luglio 2015
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Riportiamo alcune reazioni alla sentenza della Corte europea dei diritti umani di Strasburgo in merito alle unioni tra persone omosessuali (vedi l'articolo relativo) Forum delle associazioni familiari "Società fragili, quelle che discutono di famiglia a colpi di sentenze" La sentenza della Corte europea dei Diritti dell'uomo sul presunto deficit di tutela dei diritti di coppie di persone dello stesso sesso nell'ordinamento italiano conferma la ricorrente tendenza di certa giurisprudenza a farsi soggetto etico, nel tentativo di imporre a colpi di sentenze alcuni valori e scelte specifiche, non solo al posto della politica, ma volendo condizionare anche la testa delle persone. Sulla regolazione delle relazioni affettive tra persone dello stesso sesso è oggi in atto un grande dibattito culturale e sociale, nel nostro Paese, e le opinioni presenti sono fortemente polarizzate, così come molto articolato è il ventaglio di possibili soluzioni. E l'identità stessa della famiglia è con chiarezza affidata, a livello europeo, all'autodeterminazione di ogni sistema nazionale. Quindi usare la sentenza della Cedu come grimaldello per non affrontare questo dibattito, per rendere obbligata una scelta di regolazione, è una scorciatoia che toglie spazi di democrazia e di dibattito, ed espropria la libertà e l'autonomia di un popolo di poter decidere da sé. Tra l'altro stona un po', il ritornello "ce lo chiede l'Europa", se lo confrontiamo con le non entusiasmenti prove che ha dato di sé l'Europa in tante recenti vicende politiche ed economiche, come nella vicenda greca, oppure nella vicenda delle quote per gli immigrati nel nostro Paese. Affrontiamo con serietà il dibattito nel nostro Paese su famiglia, matrimonio e relazioni affettive, senza pregiudizi né fondamentalismi, dando voce e rispetto per tutte le posizioni presenti. E rispettiamo pure le sentenze dei Tribunali, anche europei, però con la libertà di poter esprimere il proprio dissenso, quando pretendono di costruire un pensiero unico. In effetti la stessa sentenza della Cedu può essere appellata alla Grand Chambre: quindi nessuno è infallibile, nemmeno i giudici della Cedu. E ci auguriamo che il governo italiano voglia tenerne conto senza lasciare alla Cedu di fare il lavoro sporco scavalcando le resistenze politiche dentro e fuori la maggioranza. Fosse anche solo per orgoglio nazionale di poter compiere autonomamente le scelte importanti, il ricordo alla Grand Chambre è doveroso. Movimento per la Vita Italiano "La Cedu condanna l'Italia ma non chiede le nozze gay" «Sulle unioni civili si continua a rimestare nell’equivoco» afferma Gian Luigi Gigli, presidente del Movimento per la vita. «Qualcuno pensa, in questo modo, di riuscire a portare a casa i risultati cercati, ma così non si aiuta né la comprensione né la soluzione delle questioni aperte. Una cosa sono i diritti individuali e quelli per ogni forma di convivenza solidaristica, richiamati anche dalla Cedu nella sentenza odierna. Altra cosa è il riconoscimento nei fatti di un matrimonio sotto mentite spoglie. Non ci arrenderemo mai a questa prospettiva che aprirebbe inevitabilmente la strada a una totale equiparazione al matrimonio per via giudiziaria, con tutto quello che ne deriverebbe in tema di adozione, fecondazione eterologa, acquisto di gameti e utero in affitto». «E come la pensino in proposito gli italiani è stato evidente a tutti, neppure un mese fa, in piazza San Giovanni - conclude Gigli -. Invece di fantasticare di accelerazioni su questi temi, il governo si concentri piuttosto a contrastare l’inverno demografico sostenendo le famiglie e aiutando le gestanti in difficoltà ad evitare l’aborto».
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