lunedì 25 febbraio 2019
Su un campo di basket a Catanzaro, sul web e in un ospedale del Salernitano: nel mirino stavolta un giocatore slavo, la fidanzata di un profugo e un paziente di colore. Ma l'ospedale smentisce
Slim Joe e la fidanzata Martina Mondini

Slim Joe e la fidanzata Martina Mondini

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Insulti razzisti, gesti di intolleranza, parole e comportamenti che feriscono l'anima e la dignità di persone colpite ancora una volta perché straniere o per il pensiero manifestato sui social network. La cronaca registra altri tre gravi casi nell'ultimo weekend: a Catanzaro, sul parquet di un palazzetto dello sport durante una partita di basket, giocatori della squadra avversaria hanno preso di mira un atleta di origini slave; sul web sono piovuti messaggi offensivi nei confronti della fidanzata di un profugo che ha criticato la politica di Salvini; in un ospedale del Salernitano un operatore sanitario avrebbe allontanato un paziente "perché nero", augurandogli di morire. Continua, purtroppo, la spirale dell'odio generata da pregiudizi e paure.

Durante una partita del campionato di basket Under 18, nella gara tra il Cus Bari e la Mastria Vending Virtus di Catanzaro, due atleti del Cus Bari avrebbero rivolto al giocatore Nicola Markovic «per tutta la gara, gravi insulti razzisti». I fatti sono stati riferiti dalla stessa società calabrese. Chiamati in causa anche gli arbitri i quali non avrebbero «interrotto il gioco e sanzionato tale inqualificabile condotta, tanto antisportiva che incivile». Al giocatore sarebbero state rivolte diverse frasi, e in particolare «Zingaro e slavo di m...». Il quintetto catanzarese, per solidarietà verso il proprio compagno, ha deciso di smettere di giocare. La vicenda, peraltro, è stata confermata dal Cus Bari Basket, che con un comunicato ha preso le distanze da ogni forma di razzismo e, condannando il comportamento del proprio tesserato, ha comunicato di averlo escluso dalle attività agonistiche della società.

Una valanga di offese sui social network, anche di tipo sessuale, sono state rivolte a Martina Mondini, 25 anni, educatrice al Centro di accoglienza di Stradella, in provincia di Pavia, fidanzata con un nigeriano. La ragazza aveva criticato su Facebook le posizioni del leader della lega e vicepremier Matteo Salvini sul concetto di integrazione dei migranti espresse in televisione. «Ero arrabbiata, ho scritto che Salvini prima di parlare di integrazione "dovrebbe sciacquarsi la bocca". Non ho insultato nessuno, ho solo manifestato legittimamente il mio dissenso». Si sono scatenati contro di lei. Il giovane nigeriano, arrivato nel 2015 in Italia su un barcone da richiedente asilo, è laureato in Statistica: nel 2017 è stato assunto da una azienda della zona con un contratto a tempo indeterminato. Si chiama Slim Joe, ha 32 anni, ha conosciuto Martina proprio al centro di accoglienza di Stradella. «Non capisco il perché di tanto odio - ha commentato la giovane -. Chi mi ha insultata dovrebbe conoscere il mio ragazzo, si renderebbe conto dell'assurdità del proprio pensiero».

Un uomo disteso su una barella in un ospedale riprende se stesso con un cellulare; nell'audio, si sente una voce femminile che dice "devi morire, non ti voglio vedere più". Le immagini scorrono su un video pubblicato su Facebook da Souleymane Rachidi, 20enne originario della Costa d'Avorio e residente nella Valle dell'Irno, che sarebbe rimasto vittima, nella notte di sabato, di un episodio di razzismo all'ospedale di Curteri di Mercato San Severino, nel Salernitano. Il ragazzo scrive sul social: «Questa è l'Italia? Dove la vita umana non ha nessun valore, in un ospedale pubblico dove il dottore ti dice "devi andare al paese tuo, devi morire perché sei nero"... dopo questo episodio ho deciso di non curami più e sono andato via da questo ospedale». Sembra però che non risultino, per il momento, denunce presentate dall'ivoriano ai carabinieri. Dalla direzione dell'azienda ospedaliero-universitaria San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona di Salerno, competente per il presidio dove sarebbe avvenuto il fatto, intanto, si fa sapere «di aver immediatamente dato avvio a una indagine interna al fine di verificare la realtà dei fatti e le eventuali responsabilità interne». Il direttore generale dell'azienda sanitaria, Giuseppe Longo, sottolinea che «qualunque sarà l'esito è importante tener presente che nel settore sanitario è fondamentale ancor di più il rispetto della dignità e dei valori della persona umana». Dai primi accertamenti dell'azienda risulta che l'uomo, effettivamente, è giunto al nosocomio alle alle 2.55 «ma sarà necessario appurare, nel dettaglio, i fatti per stabilire la verità, chi siano i protagonisti e se effettivamente le voci fuori campo siano di un operatore sanitario che si rivolge proprio al ragazzo in barella».

Al termine dell'indagine interna effettuata presso l'ospedale "Fucito" di Mercato San Severino (Salerno), il direttore generale Giuseppe Longo della Azienda ospedaliera universitaria "Ruggi" di Salerno ha detto che «non emergono comportamenti o atti assunti dal personale in servizio riferibili ad episodi di razzismo».

«È stato ascoltato tutto il personale del Pronto Soccorso presente nel turno di servizio durante il quale si è registrato l'episodio, nonché soggetti esterni presenti al momento del fatto - continua il direttore generale - gli atti contenenti le dichiarazioni, debitamente sottoscritte dalle persone presenti, sono stati in ogni caso trasmesse all'Ufficio Procedimenti Disciplinari, in quanto le frasi proferite, pur non indirizzate al paziente bensì ad altro operatore sanitario, costituiscono atteggiamenti non ammissibili e passibili di censura».

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