venerdì 5 agosto 2011
Dopo il caso del decreto del magistrato che ha concesso a una malata trevigiana di sclerosi multipla la possibilità di nominare il marito come amministratore di sostegno, per poter eventualmente rifiutare cure salva-vita, ieri i legali di Paolo Ravasin, malato di Sla e membro dell'associazione radicale Luca Coscioni, hanno depositato un ricorso per chiedere una procedura analoga.
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Un altro malato a Treviso chiede al giudice di poter bloccare le cure. Dopo il caso del decreto del magistrato che ha concesso a una malata trevigiana di sclerosi multipla la possibilità di nominare il marito come amministratore di sostegno, per poter eventualmente rifiutare cure salva-vita troppo invasive, ieri i legali di Paolo Ravasin, da 7 anni malato di Sla, hanno depositato un ricorso per chiedere una procedura analoga.Ravasin, da anni immobilizzato a letto e comunicante attraverso un computer che governa con il movimento degli occhi, si batte per il diritto di poter decidere quando porre fine alla sua vita. E' membro dell'associazione radicale Luca Coscioni.Nel 2008 è stato il primo in Italia a sottoscrivere e a registrare in un video il suo testamento biologico, con la richiesta, quando la malattia prenderà il sopravvento e lui non sarà più cosciente, che nessuno gli fornisca idratazione e alimentazione tramite un sondino. E ieri il suo legale Raffaele Ferraro, ha portato assieme al testo del ricorso in segreteria al Tribunale di Treviso con cui si chiede di nomina del fratello Alberto Ravasin come amministratore di sostegno, anche una copia del testamento del malato.Ora il giudice civile avrà 60 giorni per aprire l'istruttoria e poi dovrà emettere una sentenza. Se verrà approvata la legge sul testamento biologico, l'ultima parola spetterà al medico curante. Ma i legali di Paolo Ravasin hanno fatto sapere che in questo casoricorreranno anche alla Corte Costituzionale.
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