lunedì 18 settembre 2017
Tra le voci forti a favore della nuova legge il cardinale Ravasi, intervenuto ad Assisi con il ministro Minniti, che assicura: «Legge entro la legislatura». Sì anche di Prodi e Fedeli
Foto dall'archivio Siciliani

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Il muro di Angelino Alfano sullo ius culturae comincia a mostrare qualche crepa e per la legge congelata al Senato in attesa di far tornare i conti della maggioranza si intravedono nuovi spiragli. Il leader di Ap riunirà la prossima settimana la direzione del partito, che pure sta subendo defezioni in vista delle elezioni siciliane. Lì, promette il ministro degli Esteri, «ne discuteremo». Così gli appelli arrivati sempre più pressanti in questi giorni aprono un varco tra i centristi.

«Noi abbiamo votato la legge nel 2015. Ribadisco che per noi non c’è un problema di merito ma solo di logistica temporale – spiega Alfano –. Abbiamo ribadito un tema che riguarda una opportunità temporale e non la sostanza del provvedimento, che pure dal nostro punto di vista deve essere emendato perché ci sono alcune cose che non funzionano».

Resta il fatto che il testo, calendario alla mano, se verrà emendato probabilmente non vedrà la luce neppure in questa legislatura. Di qui la necessità di porre la fiducia, alla quale manca solo il sì dei ministri di Ap. Il titolare della Farnesina, però, ha di fronte un partito sfaldato, che in vista delle elezioni nazionali (e prima ancora di quelle siciliane) si sta disgregando. E la questione dello ius soli temperato è tra i temi divisivi al suo interno.

Di certo le forti prese di posizione favorevoli registrate nel mondo cattolico fanno pensare una parte dei centristi di Ap. «Lo ius soli è veramente una delle grandi strade di dignità e autenticità», ha confermato ad Assisi domenica il cardinale Gianfranco Ravasi. «Un popolo grande come quello italiano, deve riuscire ancora a ritrovare la capacità di far sì che nel suo terreno germoglino delle persone che sono diverse, ma hanno tante componenti con noi a partire certo dall’umanità, ma anche da un percorso di cultura. Credo che questo diritto debba essere realizzato». Per il "ministro della Cultura" del Vaticano, bisogna «ritornare ai volti, bisogna guardare alla comune umanità che ci unisce».


Un messaggio in sintonia con il ministro degli Interni Marco Minniti, presente al medesimo incontro nella città di San Francesco, che ripete: «Bisogna fare una battaglia culturale, non c’è alcun legame tra sbarchi e ius soli. Bisogna fare di tutto per approvarlo ora».

Una sintonia che qualcuno ha disegnato come un "patto" tra governo e Santa Sede, che – per dirla con il deputato del Pd Edoardo Patriarca – suona come «fantascienza»: «Ora la destra si inventa un presunto accordo tra Italia e Vaticano sullo ius soli, Il fatto è che Forza Italia, Lega e Fdi non hanno argomenti per contrastare la legge sulla cittadinanza».

Così, se il capogruppo azzurro Renato Brunetta lancia strali contro l’ipotetico «accordo», i più moderati all’interno di Forza Italia faticano ad argomentare il proprio no alla legge. Il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani chiede che il tema venga affrontato «a livello europeo». La stessa posizione del M5S. Per Luigi Di Maio «serve una disciplina unica europea».

Insomma, qualcosa si muove dopo mesi di stallo. «Ci auguriamo che il Senato approvi rapidamente la legge e che si chiarisca una buona volta che questa riforma non c’entra nulla con gli sbarchi», insiste Lorenzo Dellai, presidente del gruppo parlamentare «Democrazia Solidale-Centro Democratico» alla Camera. «Occorre avere anche il coraggio di indicare la strada e non temere i sondaggi – ragiona – : capisco che la destra si opponga e che il M5S balbetti furbescamente, ma che si metta di traverso anche un partito di centro di ispirazione popolare e democratico-cristiana assolutamente no». Perché, spiega, «la politica non può essere timorosa sulle scelte di fondo, altrimenti la pubblica opinione rischia di essere ancor più preda dei cattivi profeti della paura. Se all’epoca De Gasperi avesse guardato i sondaggi, probabilmente l’Italia sarebbe ancora una monarchia».

Tra i centristi, anche Pier Ferdinando Casini ricorda la posizione favorevole già 15 anni fa («e nessuno gridò allo scandalo») alla legge, che oggi «affianca lo ius soli allo ius culturae».

E a conferma che tra i ministri c’è un sostegno forte al testo, la titolare della Scuola Valeria Fedeli spiega che sull’integrazione dei ragazzi stranieri in Italia «la nostra scuola sta già facendo un ruolo molto importante: 740mila bambini stanno già nelle nostre scuole, sono già parte delle nostre scuole, sono già integrati. In ritardo c’è il Parlamento che non certifica questa realtà».

A questo punto, dunque, sono in molti a credere che ci siano le condizioni per trovare l’intesa. Da osservatore esterno, anche Romano Prodi vede i margini per riprendere il filo del discorso. «Credo che una volta sgomberato il campo con la legge finanziaria, sia possibile approvare la legge sullo ius soli, ma si deve spiegare bene che non c’entra niente con gli sbarchi».

Ma proprio sulla manovra Mdp è pronto a dare battaglia, in funzione di un accordo per l’approvazione dello ius culturae. «Farsi guidare dalle paure e dai sondaggi è un pessimo modo di governare. Questa – per il capogruppo Francesco Laforgia – non è una legge qualsiasi. È un atto di civiltà. Su questo, oltre che sulla legge di bilancio – avverte – , misureremo il nostro rapporto con la maggioranza e con il governo».

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