mercoledì 1 agosto 2018
Asse con il Pd per disertare il voto in Vigilanza. Salvini: sconcertante. E telefona a Berlusconi. Ieri il Cda di Viale Mazzini ha dato il via libera alla nomina
La Vigilanza boccia Foa presidente
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La commissione di Vigilanza sulla Rai non ha approvato la nomina di Marcello Foa a presidente della tv pubblica. A San Macuto hanno votato 23 componenti della commissione: i voti favorevoli sono stati 22 (sotto il previsto quorum di 27), una scheda bianca. In Vigilanza non hanno partecipato al voto su Foa presidente, pur essendo presenti nell'aula della commissione, i parlamentari di Forza Italia (fatta eccezione per il presidente Alberto Barachini, che ha votato), del Partito democratico e di Liberi e Uguali. A questo punto la nomina di Foa, dopo l'ok a maggioranza di ieri nel cda Rai, non è efficace: la legge prevede infatti il parere vincolante della Vigilanza, a maggioranza di due terzi (quindi 27 voti su 40), per la ratifica definitiva.

Ieri dal Cda Rai era arrivato l’ok alla nomina di Marcello Foa a presidente della Rai, ma non si era sbloccato il veto da parte di Forza Italia. Un tira e molla che, unito alle fibrillazioni sul decreto dignità, rischia di lacerare la coalizione di centrodestra. Ieri il Consiglio di amministrazione di viale Mazzini ha raccolto l’indicazione arrivata nei giorni scorsi dal governo e dato il via libera a maggioranza al nome dell’ex caporedattore del Giornale con Indro Montanelli ed ex amministratore delegato del gruppo svizzero TiMedia-Corriere del Ticino. Tra i sette componenti ci sono stati un «no» (quello, già ampiamente annunciato, della dem Rita Borioni) e un’astensione da parte del consigliere scelto dai dipendenti della Tv di Stato, Riccardo Laganà («per il metodo», fa sapere).

Il Consiglio ha anche nominato amministratore delegato dell’azienda Fabrizio Salini, come da indicazioni del ministero del- l’Economia. Al termine del Cda Foa ha parlato di «clima costruttivo» e ha detto di attendere «con rispetto » l’esito del voto di oggi. «Le logiche della partitocrazia - ha aggiunto - sono estranee ai miei valori». Ora i riflettori si spostano, dunque, sulla commissione di Vigilanza, dove il clima sarà del tutto diverso. Forza Italia starebbe addirittura valutando l’ipotesi di disertare la riunione convocata stamattina alle 8.30. Anche Partito democratico e Leu, come già anticipato, al momento non intendono partecipare alla votazione. Consonanza che fa insorgere Matteo Salvini.

Secondo fonti vicine al segretario del Carroccio, parlando con i suoi avrebbe espresso «sconcerto e stupore» per la posizione di «una parte di Forza Italia che intende schierarsi con il Pd». Inoltre, dopo giorni di silenzio, nella giornata di ieri avrebbe avuto più colloqui telefonici con Silvio Berlusconi. Per entrare in carica Foa dovrebbe avere il consenso dei due terzi dei componenti della Vigilanza. Numeri che non ci sono. Tanto che il pressing di Fi perché il suo nome venga cambiato si fa insistente. Fonti interne al partito danno per compatto il voto contrario dei componenti 'azzurri' della commissione.

E se Foa sarà bocciato, come al momento appare assai probabile, Fi si aspetta un altro nome dal ministro del Tesoro Giovanni Tria, auspicando, però, un confronto prima di fare delle scelte che coinvolgono tutte le forze politiche e non solo una parte. Sul giornalista italo-svizzero - considerato a sinistra troppo 'sovranista' e sostenitore di Putin, mentre a destra più che altro non piace il metodo usato per la sua indicazione - si sta consumando un vero e proprio braccio di ferro all’interno della coalizione di centrodestra. La Lega sta tenendo il punto e lo ha sostenuto anche di fronte all’ipotesi, avanzata da alcune ricostruzioni giornalistiche, di una sostituzione in corsa con Giampaolo Rossi, il membro del Cda in quota Meloni (i due parlamentari di Fdi in commissione oggi voteranno per Foa). Indiscrezioni smentite dallo stesso Rossi prima del cda.

Pur sfiduciato, Foa manterebbe il posto in consiglio. E al quel punto, senza le sue dimissioni, il presidente dovrebbe essere scelto tra i sette consiglieri in carica. Il rischio sarebbe lo stallo. Contro l’ipotesi di una supplenza temporanea da parte del 'consigliere anziano' (che è lo stesso Foa) si scaglia Michele Anzaldi (Pd): «Sono formule fumose, che non esistono. Senza il via libera della Vigilanza la votazione del Cda non ha alcun valore - attacca -. Foa non è presidente della Rai. Se qualcuno pensa di andare contro la legge, che parla chiaro, se ne assumerà tutte le responsabilità». ll cda Rai «si è piegato al diktat, svelando già al primo atto la totale sudditanza al governo», rincara la dose il sindacato dei giornalisti Fnsi-Usigrai, per il quale «siamo di fronte a una violazione di fatto delle norme».

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