martedì 26 aprile 2016
Caos sull’abbonamento in bolletta. Il Mise ha chiarito: nulla è dovuto però su pc, smartphone e tablet con i programmi visti in streaming. Sconti a rischio sulle utenze elettriche.
Rai: nuovo canone, più dubbi che certezze
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Si stringono i tempi per una delle grandi 'mini-riforme' del governo Renzi. Parliamo del nuovo canone Rai, entrato da quest’anno nella bolletta elettrica (fissando il principio di presunzione: a ogni titolare di un’utenza, cioè, è associato un apparecchio tv), ma anche ridotto alla cifra tonda di 100 euro (erano 113,50). Un’operazione a suo tempo presentata come 'semplice' ma che, al di là della cifra in ballo, si sta rivelando come un nuovo ginepraio. Non tanto per chi possiede un televisore e già pagava il canone o per chi invece ne è privo, quanto per l’infinita gamma di casi intermedi. A complicare il quadro ci si è messa la decisione del Consiglio di Stato, che il 15 aprile ha sospeso il parere sul decreto regolamentare del ministero dello Sviluppo economico (Mise), rispedendolo al mittente con la richiesta di ulteriori chiarimenti. Per ora c’è così una sola certezza: entro il 16 maggio (termine già slittato dal precedente 30 aprile) chi è in possesso delle condizioni per non pagare il canone deve inviare la 'dichiarazione sostitutiva'. Un’altra certezza l’ha fornita la nota tecnica del Mise del 20 aprile, che ha chiarito una volta per tutte che non devono pagare il canone i computer, gli smartphone e i tablet (le radio casalinghe e le autoradio erano già escluse dal 1998). Il pagamento, insomma, si applica per i soli apparecchi «in grado di ricevere e decodificare il segnale digitale terrestre o satellitare, direttamente o tramite decoder o sintonizzatore esterno». Nulla è dovuto, invece, per chi vede la tv in streaming sulla maggioranza di pc e tablet. Proprio la mancata definizione di cosa dovesse intendersi per apparecchio tv era una delle richieste fatte dai giudici ammini-strativi. Col Mise privo da un mese del ministro, non è ancora chiaro però se ci si debba attendere ora un nuovo decreto. C’è chi continua a reclamarlo, non accontentandosi della semplice nota esplicativa del 20 aprile. La scadenza del 16 maggio. A dover portarsi avanti è chi ritiene di non dover sottostare comunque al prelievo in bolletta. Costoro possono trovare il modulo on-line, su due siti: quello delle Entrate (www.agenziaentrate.gov.it) e quello allestito dalla Rai ( www.canone.rai.it). Può essere compilato direttamente sul web (ma per farlo bisogna possedere il Pin dei servizi telematici delle Entrate) oppure spedito per po- sta raccomandata. Il modulo si compone di 2 quadri, alternativi fra loro: quello 'A' per chi dichiara di non avere alcuna tv (ricordando però che da quest’anno la dichiarazione non veritiera è punibile penalmente) e il 'B' per chi invece, pur essendo titolare di un’utenza elettrica, ha già nel proprio nucleo un familiare che paga il canone Rai. La prima rata fissata a luglio. Chi non rispetterà la scadenza del 16 maggio sarà tenuto comunque a pagare la rata di luglio che, solo per questo primo anno, sarà 'maxi': in bolletta saranno addebitati 60 euro, mentre gli ultimi 40 saranno messi nelle ultime 2 bollette dell’anno. I casi 'intermedi'. Sempre sui due siti in questione si trovano dei questionari, con domande e risposte, relativi ai tanti casi intermedi fra i quali i cittadini dovranno districarsi. Si va dai genitori che pagano la bolletta per la casa del figlio fino ai titolari di contratto elettrico di una casa data in affitto. In quest’ultimo caso, a esempio, se l’inquilino ha comunque una tv è tenuto lui a pagare il canone, anche se non è titolare dell’utenza elettrica in questione. Un’altra tipologia particolare è quella di quanti avevano chiesto negli anni scorsi il cosiddetto 'suggellamento' dell’apparecchio e magari avevano già smesso di pagare il canone: per costoro è previsto un apposito spazio nel 'quadro A' della dichiarazione. Peraltro dal 2016 non è più possibile chiedere di apporre i sigilli alla tv. Nello stesso tempo, però, col 'nuovo corso' non potranno essere chiesti arretrati per gli anni passati, anche se nel frattempo l’utente ha continuato a vedere le trasmissioni tv. Il 'giallo' degli sconti sulle utenze. La nuova procedura, voluta per combattere l’alta evasione del canone (quantificata nel 27% circa), farà 'emergere' a catena altre irregolarità: è il caso, a esempio, di una famiglia composta da due coniugi entrambi con residenza anagrafica nell’abitazione A, ma con due utenze residenziali legate a quella casa e a un’altra abitazione B. Se costoro chiederanno di pagare un solo canone, potrebbe accadere che le società elettriche - in accordo con la Rai - indaghino sulle false utenze residenziali (che pagano una tariffa più bassa) chiedendo anche gli arretrati. Secondo le stime delle associazioni dei consumatori, gli italiani rischiano di vedersi addossati pagamenti indebiti in un caso su 5. Solo falsi allarmi? Staremo a vedere.

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