giovedì 15 giugno 2017
Agricoltura in crisi, 1.500 sfratti, famiglie in bilico. La diocesi corre ai ripari. Si inaugura oggi il primo sportello contro le criticità bancarie
Ragusa allo stremo Chiesa in campo con il microcredito
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Chiesa in campo per dare una mano a 1.500 famiglie che, dopo aver perso il lavoro e la terra, rischiano ora di vedere la propria casa finire all’asta. Ottocento sfratti sono già esecutivi e, se non verranno attivate procedure urgenti di tutela, migliaia di persone potrebbero finire in strada. Succede a Ragusa, dove la diocesi ha attivato una serie di aiuti di tipo economico e finalizzate alla diffusione di nuove consapevolezze socio-economiche per scongiurare un’ipotesi gravida di conseguenze. La crisi che ha investito il settore ortofrutticolo – fino a 15 anni fa fiore all’occhiello dell’economia ragusana – non può essere affrontata con criteri di emergenza, ma richiede strategie e progettualità di alto profilo.

Per questo il vescovo Carmelo Cuttitta ha attivato un pool di professionisti che fanno capo all’Ufficio per la pastorale sociale e il lavoro. Coordinatore degli interventi è il direttore dell’Ufficio, Renato Meli. Sociologo, eletto da poche settimane nel direttivo nazionale di Ac, Meli è un appassionato conoscitore della storia e della tradizioni locali. «Vede tutti quei muretti a secco che coprono come un reticolo le nostre colline?», chiede mentre guida lentamente lungo i saliscendi della nuova strada che taglia l’entroterra ragusano tra Comiso e Vittoria e lascia intravedere l’orizzonte del mare. «Sono il segno di una grande civiltà che già tra ’500 e ’600 sapeva sfruttare in modo intelligente le risorse naturali del territorio. Qui, caso rarissimo. e non solo in Sicilia, il latifondo cominciò a cedere il passo alla proprietà privata, gettando le basi per la costruzione di una mentalità che poi, a partire dagli anni Sessanta del secolo scorso, fu decisiva per trasformare la nostra agricoltura in fonte di benessere per l’intero territorio». Non fu un caso quindi che le coltivazioni tipiche del territorio, uliveti e agrumeti, lasciarono spazio almeno in parte alla produzione ortofrutticola in serra. «Il clima favorevole della nostra fascia costiera e l’impegno delle famiglie – riprende Meli – determinarono il successo di questa produzione». All’inizio degli anni Novanta c’erano 24mila imprese che, soprattutto attraverso il mercato di Vittoria, inondavano negozi e supermercati del Nord di frutta e verdura di qualità.

Dopo la crisi degli anni successivi, determinata dalla globalizzazione dell’agricoltura, ma anche da gravi errori di strategia commerciale, le aziende si erano letteralmente dimezzate, ma l’estensione dei terreni coltivati era rimasta identica. Perché mai? I piccoli produttori indebitati fino al collo, erano stati prima costretti a cedere alle grandi imprese agricole della zona e poi, complice anche l’assedio della criminalità economica, a ipotecare le case nel vano tentativo di resistere a una situazione che molti di loro non erano stati in grado di gestire. C’erano tutti i presupposti perché il latifondo, scomparso da secoli, si riaffacciasse sotto mutate spoglie. «Qualcuno è riuscito a risollevarsi, altri che avevano messo da parte qualche risparmio, hanno potuto resistere, ma circa 1.500 aziende familiari hanno perso tutto. Noi siamo al loro fianco». Circa 3 anni fa, in accordo con la diocesi di Noto, è nato un progetto di microcredito.

Circa 80 le imprese nate – che danno lavoro a più di 120 persone – i cui titolari hanno usufruito di un percorso di accompagnamento e tutoraggio, assistenza e aiuti per i vari riferimenti normativi. Possono presentare domanda di ammissione i giovani tra i 18 e i 35 anni (ma anche persone di età superiore ai 35 anni che hanno perduto il posto di lavoro) che vogliono realizzare un progetto di micro-impresa o di lavoro autonomo in una delle città del Consorzio comunale di Ragusa. «Un piccolo segnale – riprende Meli – per aiutare l’agricoltura, ma non solo, a rimettersi in piedi». Il resto lo faranno due sportelli – il primo viene inaugurato oggi in una parrocchia di Vittoria – per sostenere le criticità bancarie, fornire informazioni tecniche per contrastare l’iter dello sfratto e verificare la possibilità di ricontrattare la restituzione dei prestiti. «Per il nostro territorio – conclude il vescovo Cuttitta – l’agricoltura rimane una risorsa decisiva. Ridare ossigeno al settore è una questione di sopravvivenza ma anche di giustizia da cui la Chiesa non può rimanere esclusa».


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