venerdì 9 novembre 2018
Secondo la procura capitolina, che la indaga per falso, se la sindaca avesse detto che la nomina di Renato Marra fu gestita dal fratello Raffaele, avrebbe rischiato un'indagine. Domani la sentenza
Inchiesta nomine, il pm: «Virginia Raggi mentì per evitare le dimissioni»
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Si dovrà aspettare domani per la sentenza. Ma a preoccupare il primo cittadino di Roma non è tanto la condanna a 10 mesi (tanto ha chiesto il pm), se venisse riconosciuta colpevole di falso nell'inchiesta sulle nomine in Campidoglio, bensì le dimissioni da primo cittadino come previsto dal codice etico del M5s. E questo porterebbe a non poche implicazioni politiche, anche a livello nazionale. Secondo la Procura di Roma la sindaca Virginia Raggi «mentì alla responsabile dell'Anticorruzione del Campidoglio a dicembre del 2016» perché se avesse detto che la nomina di Renato Marra era stata gestita dal fratello Raffaele, sarebbe incorsa in un'inchiesta e, «in base al codice etico allora vigente nel M5s, avrebbe dovuto dimettersi». Queste le parole usate stamattina in aula il procuratore aggiunto Paolo Ielo, che ha chiesto alla Corte di acquisire le regole del M5s vigenti nel 2016.

Il regolamento interno ai 5Stelle infatti, nella sua versione precedente prevedeva che bastasse essere indagati per doversi fare da parte, con l'ineleggibilità o se già eletti, con le dimissioni. Un codice che nella parte in cui parla degli indagati, replica la sindaca Virginia Raggi nelle sue dichiarazioni spontanee, «non è mai stato applicato» se non nel caso del sindaco di Parma Federico Pizzarotti «si arrivò alla sospensione perché non aveva comunicato la sua iscrizione nel registro degli indagati». In caso di condanna, risponde perciò Luigi Di Maio a una domanda sulla sindaca, «il nostro codice di comportamento parla chiaro. Lo applicheremo». Al processo anche la testimonianza della ex capo di gabinetto Carla Raineri, secondo la quale «Marra aveva un fortissimo ascendente sulla sindaca e lei era come la zarina ai tempi di Rasputin». Raffaele Marra non aveva nessuna delega, era formalmente il vice capo di gabinetto «ma era il consigliere privilegiato del sindaco. Chiunque si fosse messo di traverso avrebbe fatto una pessima fine».

Non si è fatto attendere il commento di Virginia Raggi, che ha replicato alle dichiarazioni del suo ex capo di gabinetto, Carla Raineri: «La sua deposizione a tratti mi è sembrata surreale. In questo processo si parla di un mio presunto falso e per quatto ore abbiamo ascoltato parole simili a gossip. Non ho mai risposto alle interviste rilasciate, a volte mordendomi la lingua, per le cose palesemente false affermate». La prima cittadina di Roma ha preso la parola dopo la lunga audizione dell'ex capo di gabinetto del Comune: «Non conoscevo la dottoressa Raineri e mi era sembrata una persona molto preparata, per me era un'opportunità avere un magistrato di primaria importanza come capo di Gabinetto. Anche se trovai subito strano il fatto che quando ci hanno presentate disse "non ti preoccupare starò qui al massimo un anno, un anno e mezzo"».



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